giovedì 27 dicembre 2012

Tenet insanabile multos scribendi cacoethes

«Il satirico lavora su un campione ristretto (sufficit una domus), sull'emblematico, sul fiore malato, sull'arco di un Giorno; il mondo, il male di un secolo, entità metafisiche, perdono la satira, o la modificano tanto da renderne invisibile il segno, la punta. La visione della distruttività umana all'opera in cielo e in terra, nuda, ignobile, non spreme neppure indignatio. Troppa materia da satira sconfigge la satira: l'aveva già osservato, non ricordo dove, Flaiano.
Forse, a dirmi satirico trovo una giustificazione a questo scribendi cacoethes (Sat. 7, 52) [Ceronetti lo traduce con “cancro della scrittura”, anche se, forse, è meglio rendere con “desiderio insaziabile di scrivere” vedi qui]. Mi pare che solo il satirico si giustifichi ancora, tra gli scrittori, meno pervertito nel linguaggio, più vicino a Dio per la sofferenza. Solo il satirico, senza rinunciare per sé all'ideale e alle vivendi causae (né indurre a rinunciarvi nessuno) è sufficientemente preparato a entrare in nirvana, dopo aver perfettamente capito l'inutilità dello sforzo di riformare il genere umano. […]
La satira, gonfia di uomo, ne è ingorda, poi si torce per la necessità di evacuarlo, di purgarsene, culmina in riti di purificazione: sulpura cum taedis et si foret umida laurus (Sat. 2, 158, trad. di Ceronetti: «Bramose di fuoco e zolfo le vedo, d'umido alloro per purificarsi»).

Guido Ceronetti, “Tra satirici”, introduzione a: Giovenale, Satire, Einaudi, Torino 1971 (ed. 1983), a cura di G.C.

Ora che dalle parti del Vaticano hanno detto che preferiscono coloro che salgono a quelli che scendono (senza dire, però, che prima, chi scendeva, gli andava bene lo stesso, anche se era patente che il loro scendere equivaleva a far sprofondare l'Italia nel bottino), Berlusconi, dopo aver fatto passare a cresima la fidanzata, ha fissato in fretta e furia le sue terze nozze, ché la Chiesa, si sa, ha in uggia chi convive in stato di concubinaggio. Chi sarà il testimone di cazzo di nozze? La figlia Barbara, primogenita del secondo letto, già laureata in filosofia presso l'Università San Raffaele con una tesi su Amartya Sen, dopo aver concubinato un anno e mezzo con un calciatore dipendente del padre - da poco quest'ultimo ceduto in Brasile perché, anche se abile cunnilinguista, la conversazione a tavola languiva - durante il pranzo di Natale è stata l'unica a fare il muso al padre perché avere come matrigna una coetanea scatena una naturale reazione di giramento delle ovaie per stabilire se il proprio genitore è ancora sano di mente, oppure no. Tuttavia ella, insieme agli altri quattro fratelli (due del primo matrimonio e altri due, come lei, del secondo), dopo aver controllato in cassaforte il testamento paterno, si è subito sentita sollevata, la vita è bella, di maschi aitanti, non certo ultrasettantenni, ne può disporre a iosa, per la serenità famigliare ritrovata ha aperto uno champagne riserva da ventimila euro, paga il papà.

E se Berlusconi, con una mossa suicida, se ne sbattesse le palle del Vaticano - come, d'altronde, privatamente ha sempre fatto - e diventasse, per l'ultima (si spera) sua occasione elettorale, un liberale duro e puro, contro il Papa e la Chiesa tutta? Se mandasse affanculo il Quagliarello, la Roccella, il Sacconi, il Formigoni, eccetera, e tentasse questo bluff?
Ora, si dà il caso che io non lo voterei ugualmente, dato lo schifo e l'impellente mia personalissima necessità di evacuarlo; però sarei il primo ad apprezzarne la mossa azzardata e geniale. 
Come si comporterà invece? Boh, soldi ne ha a balle per finanziare una parolina buona d'Oltretevere, don Gelmini non basta più.
Certo che se Berlusconi prendesse quanto si auspica (ma il suo interesse è chiaro: entrare in Parlamento con un peso determinante la formazione del prossimo governo, al fine di continuare a proteggersi i suoi interessi privatissimi), sarebbe un passo avanti verso un'auspicabile rivoluzione illiberale: ovvero la rivolta (non oso dire la rivoluzione). 

Un commentatore anonimo, a un mio precedente post di riposta agli auguri che l'onorevole Silvio Berlusconi, tramite la sua newsletter automatica, mi ha inviato, ravvisa che sarebbe necessario scagliare frecce anche sul montiano Monti, nuovo primo attore alla prossima farsa delle elezioni politiche. Beh,  il commentatore ha ragione, ma - è un limite mio - ancora non riesco a scagliare punte parole o parole punte contro l'attuale presidente del consiglio dei ministri dimissionario. Non riesco perché contro Monti non mi parte la satira, bensì una narrazione anticapitalista (non di stampo vendoliano, spero), e non sono pronto ad essa, soprattutto nell'urgenza del momento che mi pone negli occhi la trave Berlusconi contro la pagliuzza Monti (anche se, credo che, situazionisticamente, sia il contrario, ovvero pagluzza B. e trave M.).
Vale a dire: io trovo la politica del governo Monti sbagliata sotto molti, quasi tutti gli aspetti, a partire dalla riforma delle pensioni giù giù fino alla revisione della spesa. Ciò nondimeno, non posso ora trovarmi nemmanco per una parola in sintonia con quanto ciancia Berlusconi, il quale dice che il governo Monti è stato un disastro completo, ok, ma madonna politicamente corretta, come fa a dirlo lui, come fanno i giornalisti ad ascoltarlo e a non sbattergli in faccia cosa gli va sbattuto in faccia, anche un ferro da stiro caldo?
Sbaglierò, ma al momento sento la necessità di scartare via dal mio immaginario politico la ruggine berlusconiana che incrosta la mia mente. Appena - senza alcuna mia sorpresa - egli ha detto: «Rieccomi», subito è scattato in me il riflesso condizionato di sputargli addosso quante più messe in ridicolo possibili, perché - lo confesso - io quando sono solo e ci penso a cosa dichiara di volta in volta (dichiarazione che leggo o ascolto di rimbalzo, basta sfogliare un giornale o accendere la radio) mi prende una gran voglia di porcamadonnarlo fin nel profondo del suo buco del culo, è più forte di me, lo so, qualcuno mi aiuti.

...

Adesso sto meglio, mi sono sfogato. Non prometto che non parlerò più der sudicione ma cercherò, per quanto possibile, di contenermi. È il momento di rispolverare alcuni miei dimenticati interessi, la fitoterapia per esempio, a partire dallo studio delle piante medicinali. Vediamo un po' donde partire: dall'eschscholzia o dal papaverum somniferum?

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