sabato 28 giugno 2014

Il mio essere de sinistra

Non mi sono mai esercitato nel catalogare cosa sia di sinistra e cosa no, e non certo mi ci metto ora anche se pungolato dalla lusinghiera (molto lusinghiera) chiamata in causa laterale di Malvino.

Veramente, sebbene abbia una certa idea, non so quanto io sia di sinistra. La mia aspirazione è quella di essere un marxista più o meno ortodosso, ma potrò esserlo soltanto quando sarò pienamente in grado di padroneggiare il materialismo dialettico.

Abbozzo una domanda che mi sembra di sinistra: perché la produzione umana crea così abissali disparità e disuguaglianze sociali?

La sinistra politica che non si scontra con la realtà (socio-economica), che la accetta, che cerca di riformarla, di accarezzarle il pelo per il verso giusto  e la realtà, in certe circostanze favorevoli e a latitudini limitate, sembra concedere qualcosa, sembra lasciarsi addomesticare ma, proprio nell'attimo in cui la sinistra sta per metterle il guinzaglio, ecco che la realtà inizia a mordere e/o a prendere la fuga – bene, tale sinistra per me tanto sinistra non è.

Essere di sinistra a mio avviso significa mettere in discussione i rapporti di produzione e, a seguire, il corollario “costituzionale” che li sorregge, proprio per criticare alla radice le contraddizioni della democrazia “borghese” che, oggi come ieri, ha un concetto molto limitato e particolare su chi del demos abbia la facoltà del cratos.

Se per sopravvivere sei obbligato vendere la tua forza lavoro perché se non lo fai – come direbbe Briatore – «sei fuori», allora, a mio avviso, l'unica maniera pertinente di essere di sinistra è di prendere coscienza del meccanismo del pluslavoro e del plusvalore e di denunciarlo.

È per la mancanza quasi totale di questa denuncia che la sinistra, italiana soprattutto ma non solo, è morta. E il buon riformista radicale del Giglioli, nonostante gli acuti rilievi (e il suo moralismo superpoliticamente corretto), resta sempre in superficie senza mai operare un'autentica critica di sistema (forse perché del sistema fa parte?).

La formula montaliana degli Ossi torna sempre utile: più che dire cosa si è, si può dire meglio cosa non si è; più che dire cosa si vuole, è più facile dire cosa non si vuole.
Così, per tentare un'approssimata definizione del mio essere di sinistra, uso questa formula per dichiarare programmaticamente cosa non lo è.
Scrive Milton Friedman in suo saggio L'alleviamento della povertà (tratto da Capitalismo e libertà, Studio Tesi, 1987):
«Uno dei mezzi per alleviare la povertà, e per molti aspetti il più accettabile di tutti, è quello della carità privata».


Ecco qua, fuck off.

3 commenti:

siu ha detto...

Un buon post questo tuo ultimo, bello denso oltre che temerariamente affilato-affondato nella propria (tua) carne.
Epperò è il penultimo che mi dà da pensare... "Anch'io non ho coscienza di aver lasciato passare un giorno senza scrivere in questo blog. Mi sembrerebbe di fare un torto se non scrivessi tutti i giorni, anche solo per dire che oggi è stata una bellissima giornata."
Un po' preoccupata perchè tra le date del 28 e del 30 giugno c'è quella del 29 rimasta illibata, non ti chiederò tuttavia da vispa teresa quale sono "oh, ma allora il 29 non è stata una bellissima giornata?"... le tue giornate non esattamente bellissime (e i motivi per cui) essendo spesso polpa del tuo sentire-pensare-SCRIVERE; oltre che -voilà il mio lato opportunistico- sollecitazione al mio leggere.
Punto interrogativo (piccolo o grande?)

Luca Massaro ha detto...

carissima, ieri non ho scritto perché è stata superbellissima - senza parole.

Anonimo ha detto...

Grazie!

Hans