giovedì 26 giugno 2014

Toccare il divino

- Buonasera Dio, disturbo?
- Chi saresti?
- Non ti ricordi di me proprio per niente? Capisco: con sì tante creature è facile perdere il conto.
- Ah, ecco, ho capito: sei quella buona fava del Massaro che ogni tanto si ricorda che esisto e si fa vivo.
- Mi ricordo che esisti? Perché esisti?
- Secondo te ora con chi stai parlando?
- Con Te.
- Appunto.
- Ma Dio di solito è un'invenzione.
- Ma l'invenzione è qualcosa che esiste oppure no?
- Esiste ma non è reale.
- Fammi capire: è la realtà a garantire un sovrappiù di esistenza?
- La realtà è qualcosa che si tocca, l'invenzione no.
- Dunque, io non esisto soltanto perché non mi puoi toccare?
- In un certo senso.
- Le hai mai toccate le tette di Ornella Muti?
- No.
- Eppure esistono.
- Lo so, e sono (erano?) divine.
- Io uguale.
- Come sarebbe? Tu, o Signore, sei uguale alle tette di Ornella Muti?
- Sono anche le tette di Ornella Muti, essendo io, modestamente, l'essenza del divino.
- Mi piacerebbe toccartele.
- Toccale, se ci riesci. Basta crederci.
- O Signore, perché occorre la fede per credere in Te?
- E chi l'ha detto?
- Lo dice, lo dicono, le Fedi.
- Ah, i preti di ogni ordine e tipo.
- Più o meno loro, sì, dicono così, che ci vuole la fede.
- Lo dicono perché gli conviene, giacché se costringi la fede nel dogma il gioco della religione è fatto: nasce la struttura e i vari priori che sanno leggere e interpretare le scritture.
- Tuttavia è anche tramite le scritture che si crea l'immaginario religioso.
- Ma chi parla qui adesso che ho perso il filo?
- Parlavo io, Dio.
- Sei troppo complicato a quest'ora della notte.
- Sarò semplice.
- Buonanotte figliolo.
- Buonanotte Dio

1 commento:

Romeo ha detto...

Dialoghi con d'io. :-)