lunedì 9 giugno 2014

Un continuo orizzonte

Quale debole odore
di gerani ritocca
questa corda del cuore
come un tempo?

                  Trabocca
nel mio cuore la piena
dei tuoi giorni perduti,
dei miei giorni vissuti
senza spazio – con pena.

E lo spazio era un fuoco
dove ardevi per gioco
coi tuoi abiti – il bianco
del tuo petto, ed il fianco
che nel vento odoroso
dei gerani, in riposo
replicava il tuo accento.

Era un debole vento
che portava lontano
il tuo nome – un umano
vento acceso sul fronte
d'un continuo orizzonte.

Giorgio Caproni, Finzioni, (1938-39), in Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1999

In questi giorni di meritata calura, nello spazio di tempo concesso da una passeggiata campestre, è bello odorare quello che il sole matura, il timo per esempio.
Non è un caso.
Infatti: è thymos.
Riconoscimento.
Commozione (non patologica). Un movimento verso il vento che profuma.
«Un debole vento che portava lontano il tuo nome». 
Per questo lo pronuncio due volte il tuo nome: se la prima il vento lo porta lontano, la seconda volta è per riportarlo a me.
Dunque, la ripetizione è come un'eco interna, risuona dentro te nell'attimo stesso che lo pronunci.
Sì, qualcosa del genere.
Sei complicato.
Se non lo fossi, scriverei un Tractatus.

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