lunedì 21 luglio 2008

Mezza estate



IPPOLITA
Strane cose, Teseo, quelle di cui parlano questi innamorati.
TESEO
Più strane che vere. Mai sarò indotto a credere
a queste favole grottesche, a queste storielle di Fate.
Gli innamorati e i pazzi hanno i cervelli in tale ebollizione,
e tanto fervide son le loro fantasie, che concepiscono più
di quanto il freddo raziocinio mai comprenda.
Il lunatico, l'innamorato e il poeta,
sol di fantasie sono composti.
L'uno vede più demoni di quanti l'inferno ne contenga -
e questo è il pazzo. L'amante, frenetico altrettanto,
vede la beltà di Elena nel volto d'una zingara.
L'occhio del poeta, roteando in sublime delirio,
va dal cielo alla terra e dalla terra al cielo,
e mentre la fantasia produce
forme ignote, la sua penna
le incarna, ed all'etereo nulla
dà dimora e nome.
Tali artifici possiede la fervida immaginazione
che se una gioia percepisce,
sùbito concepisce qualcosa che l'arreca.
E se di notte immagina spavento,
presto un cespuglio si trasforma in orso!
IPPOLITA
Ma il racconto di tutto ciò che accadde questa notte,
e il fatto che le menti di ognun furon stravolte,
attesta qualcosa di più che fantastiche visioni,
e la cosa assume grande consistenza -
per quanto strana e prodigiosa.

William Shakespeare, Sogno d'una notte di mezza estate, tr. di Marcello Pagnini, Garzanti, Milano, 1991 (atto V, scena I)

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