venerdì 14 giugno 2013

Alletto Letta

«Innata casistica dell'uomo, quella di cambiare le cose mutandone i nomi! E di trovare un sotterfugio per infrangere la tradizione rimanendo nella tradizione, laddove un interesse diretto abbia dato la spinta sufficiente». Karl Marx, ( Citato in Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato.)

Uno dei compiti primari che s'è impegnato a svolgere e (speriamo) a risolvere Enrico Letta è porre rimedio alla disoccupazione, soprattutto la disoccupazione giovanile (ci rientrano anche i cinquantenni, vero?).
Oggi, per esempio, «ha alzato la voce nei confronti di Bruxelles», cioè ha urlato: 
Bruxelllllllessss!
poi ha ammonito:
«Non abbiamo più tempo, bisogna agire subito. Da qui a un anno ci saranno le elezioni europee e senza un cambio di passo il rischio è che i cittadini ci regalino il Parlamento più euroscettico della storia [...] sarebbe un disastro per tutti se i cittadini europei non riacquistassero la fiducia nell'Ue».
Sottovoce, infine, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha buttato là una soluzione, in teoria la più semplice ed immediata, ovverosia - come riporta l'articolo redazionale di Repubblica - riuscire a
“coinvolgere la Banca Europea degli Investimenti e le Casse Depositi e Prestiti dei vari paesi nelle iniziative di contrasto alla disoccupazione giovanile.”
Si tratterebbe, insomma, di aumentare la spesa pubblica, prendendo i soldi là dove sembrano essere.

Siamo fiduciosi e ammettiamo che l'Unione Europea consenta questa “spesa” ai vari governi nazionali: bene, il governo italiano ha già pronto un piano? I disoccupati giovanili in quale settore lavorativo saranno occupati? Nel settore pubblico, immagino. Nel terziario, insomma. Nello specifico, in quali enti? Nei comuni, nelle province, nelle regioni? Nella sanità? Nella scuola? Nei beni culturali? Nell'esercito?

Postilla personale per dare una chiusa a un post che non mi sembrava chiuso.

Nel periodo che va dalla mia maturità scolastica sino al posto di lavoro a tempo indeterminato, tra alcuni periodi vagabondi (disoccupazione compresa) e lo studio, ho svolto diversi lavori a tempo determinato, nella maggior parte dei casi presso enti pubblici durante il periodo estivo. A quei tempi, oltre che studente, ero altresì iscritto all'ufficio di collocamento (si poteva, non so se ancora si puote): a giugno mi presentavo e guardavo le offerte di lavoro per l'estate. C'erano diversi comuni che cercavano vario tipo di personale, dall'aiuto necroforo al vigile urbano, dal cantoniere allo spazzino. Io me li sono fatti tutti e non è che avevo “accosti” o “spintarelle”; no, è che, un tempo, i comuni, o altri enti pubblici, avevano soldi per assumere personale a tempo determinato per continuare a erogare i loro servizi, consentendo così ai dipendenti stabili di fare ferie. Erano tempi d'oro? Può darsi. Io, in parte, mi ci sono mantenuto nel resto delle stagioni, anche perché abitando coi miei non avevo particolari spese, me li tenevo tutti per me gli stipendi, addirittura una volta, a fine mandato, mi permisi persino di comprare un Bot semestrale da 5 milioni di lire, per avere, se non ricordo male, duecento/duecentocinquantamila lire di interessi anticipati (funziona sempre così il sistema?).

Chiusa postilla, ritorno su Letta: perché, evitando sotterfugi, non parla chiaro e dice chiaramente: “L'unico modo attuale che riesco a immaginare per occupare giovani stipendiandoli è di assumerli nel servizio pubblico”. Ma il servizio pubblico chi lo paga? Dove si recepiscono le risorse? Di chi sono i soldi della Cassa Depositi e Prestiti o della Banca Europea per gli Investimenti?
Oddio che sonno. A letto, Letta.

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