Stamani, forse all'alba, ho fatto un sogno che mi ha mandato di traverso il risveglio, sogno che mi ha precipitato in una costrizione per cui, da lunedì, sarei dovuto ad andare a lavorare in una segheria, turni di otto ore al giorno, un contratto di sei anni da rispettare, pena sanzioni. E mi sono alzato con la stessa, identica spiccicata sensazione di quando, poco più che ventenne, sempre d'estate, ero stato assunto a tempo indeterminato da una segheria nella quale lavorai effettivamente quasi cinque mesi. Era il 1989, ero innamorato pazzo della mia fidanzata e penso che anche lei di me, guadagnavo un milione e duecentomila lire al mese facendo un lavoro veramente di merda*, di quelli che uno timbra il cartellino e si sente immediatamente schiavo del capitale. Oh, quanto mi alzavo a collo torto le mattine d'estate per andare al lavoro, dopo che la sera avevo fatto tardi con la mia ragazza, molto tardi, incastrati a fare contorsionismo sessuale dentro una Mini Innocenti De Tommaso rosso bordeaux.
Del lavoro mi ricordo che, in pratica, dovevo stare a un nastro trasportatore a verificare se dei parallelepipedi di legno tropicale (mi pare il Samba), che un macchinario produceva a partire da grosse assi, rispettassero dei criteri di conformità facili da individuare; stavo lì, al nastro, insieme ad altri operai a girare le mani come se giocassimo a calcio balilla, e dopo un quarto d'ora avevo già le palle in terra, sfinite, e il sonno che tornava se, per un attimo, chiudevo gli occhi per riassaporare il profumo della pelle del mio amore.
E mi ricordo esattamente come sentivo la contrapposizione assoluta tra amore e lavoro, tra libertà e schiavitù, tra godimento e fatica, tra gioia e avvilimento.
E, altresì, devo dire che, nonostante l'amore, meno male la mia ragazza non rimase incinta: anziché riprendere gli studi, mi sa che avrei dovuto continuare a lavorare oltre i cinque mesi, forse cinque anni, forse per svegliarmi una mattina di buon umore perché avevo sognato due mesi di vacanze e invece era un sogno e, domani, sarei dovuto andare a lavorare ad un nastro trasportatore per davvero..
*Sbaglio a dire che le attuali 1.200 euro al mese, all'incirca, corrispondono al 1.200.000 lire di ventiquattro anni fa?
4 commenti:
L'altro giorno ero in ospedale, e una ragazza ormai prossima al parto stava per entrare nel reparto di ostetricia e ginecologia. Ridendo saluta con vociare intenzionalmente un po' grezzo il suo ragazzo dicendogli: "Oh, ciao, và, è stato bello". E lui risponde pronto: "Sì, qualche mese fa...". E giù entrambi a ridere. Invidiabile che la stessero prendendo così...
(sbagli si; io nel 1989 con 1.050.000 pagavo vitto, affitto, tabacco, motocicletta, vino corrente; e andavo pure al cinema...)
@ Minerva.
Le conseguenze dell'amore fatto ;-)
@rs
Già. La mia era una domanda retorica, solo per constatare, ancora, masochisticamente, che guadagnavo più da apprendista segaiolo, che da segaiolo in cattedra.
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