Oggi mi sarebbe piaciuto avere un fucile per sparare alle dispettose nuvole che hanno orinato pioggia tutto il pomeriggio. Ma il fucile non ce l'ho e allora ho sparato questi versi.
La pioggia di giugno affoga i pensieri
li tiene sott'acqua come balenotteri
che stanno in apnea giorno e notte -
poi tornano a galla a respirare alteri.
Come fosse una cosa normale stare
giorni e giorni sotto una pioggia che pesta
i suoi milioni di piedi sulla nostra testa
e non sappiamo contro chi o cosa protestare.
Se piovesse pelo tagliato dall'estetica
di ascelle, gambe e pubi muliebri
l'aria sarebbe cento volte meno umida
E senza bisogno d'indossar costumi
faremmo festa, saremmo lieti ed ebbri
di qualcosa che non bagna ma solletica.
Acquisterebbe così senso la domenica
ché svanirebbero le febbri
di nostra crisi isterica.
Li ho spediti anche a Giulio Mozzi, qualora li ritenesse degni della serie (Tipi umani) da lui meritoriamente inaugurata.
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