Dubbi. Quando nella tranquilla ovvietà di un sabato novembrino che non offre sole, non offre pioggia, non offre vento, non offre un cazzo ma solo una platea di rincoglioniti che ascolta con fare compito il proprio adorato contapalle, sul cui verbo accorderanno ancora la loro voce chioccia, io cerco scampo nella linea del tempo che congiunge la mia presenza con la presenza umana, da quando questa fa notare la sua presenza più di altre specie animali su questo pianetuculo che probabilmente è l'inferno di un altro pianeta.
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Ma i dubbi. Quali? Sulla vita. Impressioni che m'assalgono e sulle quali dormo benissimo, due guanciali. Cioè: cosa di concreto ho fatto e sto facendo io per migliorare nel mio piccolo il mondo per spingerlo nella direzione che vorrei, sempre ne abbia una in mente sulla quale dirigere la storia verso una regolarità analoga a quella che coinvolge tutti i terrestri nessuno escluso, 24 ore, 365 giorni, e via e via (inciso, forse c'è qualcuno che mi sa dire se la Terra, da quando gira su se stessa e intorno al sole, gira con questo ritmo?). Ecco: mi piacerebbe, in quanto terrestre a tutti i titoli, contribuire a dare all'umanità nel suo complesso una regolarità egalitaria riguardo allo svolgimento di ciascuna esistenza, non solo al punto A (partenza, via) e al punto B (arrivo e fine).
Far sì che tutto questo frullio intorno a sé e intorno al Sole serva a qualcosa, a comporre un'unitarietà, una parità di condizioni, una libertà dentro la ripetizione e una giustizia endemica, ritornante, che gira e gira e livella e affratella.
Ma io in questa vita che pensa più di quanto concretamente faccia, vita condannata all'inazione, o cosa volete che faccia, tirare una bomba su quel palcosceno, a cosa serve se non illombrichire prima del tempo qualcosa che è di suo composto nel mauseleo della storia, perché la storia gli ha dato uno spazio e una vergogna, così come a tanti, e meglio forse restare muti e inutili, anziché stronzi e figli di puttana (senza che le madri lo siano).
Ah, quanta impotenza dentro la mia vocazione a vivere.
E se m'appigliassi alla fantasia per concedermi il potere di creare un mondo a propria immagine e somiglianza, ovvero per comporre una nuova narrazione in cui i protagonisti li dirigo secondo il mio volere di demiurgo? Meglio di no, non sono ispirato, né pagato per farlo.
Quindi taccio e lascio a malincuore la storia schiava della logica assurda; avendo avuto il privilegio (!) di nascere nel paese della commedia dell'arte, tutto si svolge secondo i piani: vincerà il sopruso, la stupidità, la cattiveria e la dimenticanza: l'amaro in bocca lo tolgo con un spicchio di clementino - e suggo.
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