lunedì 25 novembre 2013

Totem e Dudù


«[Ne]gli ordinamenti giuridici primitivi [nulla] contrasta con un primitivo senso di giustizia dirigere la sanzione non solo contro [il colpevole], ma anche contro i suoi congiunti, contro tutti gli appartenenti alla sua famiglia o alla sua tribù: in altre parole, contro i membri del gruppo circoscritto al quale [il colpevole] appartiene. Non solo è responsabile chi effettivamente ha commesso l'illecito, ma anche altri lo sono. Persino nella Bibbia è considerato ovvio che, per i peccati del padre, siano puniti i figli e i loro figli. La cerchia dei responsabili è determinata dall'appartenenza a un dato gruppo sociale, alla stessa comunità giuridica. È questo il principio della responsabilità collettiva.
Questo principio può essere ricondotto al fatto che, secondo la concezione primitiva, esiste uno stretto legame tra l'individuo e gli altri membri del suo gruppo. L'uomo primitivo identifica l'individuo con il suo gruppo, con tutti gli altri membri di esso. Egli non considera se stesso come individuo autosufficiente, distinto e indipendente dal suo gruppo, ma come parte integrante di esso. È ovvio per lui che ciascun membro del gruppo sia responsabile per tutti gli altri membri. Come il gesto eroico di un membro del gruppo sollecita soddisfazione e apprezzamento da tutti gli altri, così è anche ritenuto giusto che l'illecito di un membro del gruppo sia vendicato su tutti gli altri membri. La responsabilità collettiva è un tipico elemento di uno stato di giustizia nel quale ancora sussiste il principio dell'autodifesa. La vendetta di sangue, tipica forma di autodifesa, non è affatto diretta contro la sola persona che ha commesso l'atto da vendicare, bensì contro l'intera famiglia. Si tratta della reazione di un gruppo contro un altro gruppo».
Hans Kelsen, La teoria politica del bolscevismo, Il Saggiatore, Milano 1981 (traduzione a cura di Riccardo Guastini, pag. 113-114).

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