lunedì 30 marzo 2015

La biscia morde il ciarlatano

Alla minoranza piddìna, con tenerezza.

«L’errore in cui si cade spesso nelle analisi storico-politiche consiste nel non saper trovare il giusto rapporto tra ciò che è organico e ciò che è occasionale: si riesce così o ad esporre come immediatamente operanti cause che invece sono operanti mediatamente, o ad affermare che le cause immediate sono le sole cause efficienti; nell’un caso si ha l’eccesso di “economismo” o di dottrinarismo pedantesco, dall’altro l’eccesso di “ideologismo”, nell’un caso si sopravvalutano le cause meccaniche; nell’altro si esalta l’elemento volontaristico e individuale. (La distinzione tra “movimenti” e fatti organici e movimenti e fatti di “congiuntura” o occasionali deve essere applicata a tutti i tipi di situazione, non solo a quelle in cui si verifica uno svolgimento regressivo o di crisi acuta, ma a quelle in cui si verifica uno svolgimento progressivo o di prosperità e a quelle in cui si verifica una stagnazione delle forze produttive). Il nesso dialettico tra i due ordini di movimento e quindi di ricerca difficilmente viene stabilito esattamente e se l’errore è grave nella storiografia, ancor più grave diventa nell’arte politica, quando si tratta non di ricostruire la storia passata ma di costruire quella presente e avvenire: i proprii desideri e le proprie passioni deteriori e immediate sono la causa dell’errore, in quanto essi sostituiscono l’analisi obbiettiva e imparziale e ciò avviene non come “mezzo” consapevole per stimolare all’azione ma come autoinganno. La biscia, anche in questo caso, morde il ciarlatano ossia il demagogo è la prima vittima della sua demagogia.»

Antonio Gramsci, Quaderno 13 (XXX), “Noterelle sul Machiavelli” § (17), Edizione Einaudi.

Ciò che si semina, si raccoglie; e voi è da anni che avete prima bonificato il terreno, poi seminato le piantine giuste governative, dai tempi magnifici in cui accettavate il voto di Cossiga per godervi il primo governo guidato da un ex comunista, a oggi in cui vi siete consegnati mani e piedi e forfora nelle spire del demagogo - e ora non vi resta che sperare nella biscia.

Per limitarci agli ultimi due anni appena trascorsi: ottenuto per un pelo di cazzo il premio di maggioranza che è l'architrave incostituzionale che sorregge il governo, avete fatto di tutto per immerdarvi - e immerdare, ahimè!, coloro che vi avevano sì inopinatamente votato. Bersani si dimostrò un imbranato inaudito che, complice il baubau grillesco, portò dritto all'infausta rielezione, ancor più inaudita, di Napolitano. E venne Letta e il governo di larghe intese, sennò - dicevate - c'erano baratri. Ma erano semplici baratti di potere. Di lì a poco, dato il naufragio inverecondo, Bersani disse ciao e furono indette nuove primarie, giusto per farvi martellare definitivamente le palle davanti all'Italia tutta. Il resto della storia eccolo qua, e voi a protestare con la voce in falsetto, tipica dei castrati: «Dal premier chiusura completa, in Parlamento non voteremo». Voi non dovreste esserci in Parlamento, giacché in Parlamento non ci dovrebbe essere nessuno.

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