giovedì 31 dicembre 2009
Emotivismo etico
Un uomo scrive una lettera all'ufficio imposte dicendo:
«Non riesco a dormire perché vi ho mentito. Ho dichiarato un imponibile troppo basso. Pertanto, allego alla presente un assegno di centocinquanta euro. Se continuo a non riuscire a dormire vi farò avere il resto».
T. Cathcart, D. Klein, Platone e l'ornitorinco, Rizzoli, Milano 2007
Collezionismo invidiabile
mercoledì 30 dicembre 2009
Il poeta servo
la mia fatica
come un peso
e la porto.
Voi che da mille anni
portate il male del mondo
e ne ridete
e ne morite
perdonate se vado così solo,
se vado lento
se non ho canto:
sono un servo
di molti padroni.
Lontani non pensano a me.
Non sanno
che li tradisco.
Non sanno
che moriranno
prima di me.
E se sparisco
l'odio il riso l'inganno
che mi han cresciuto in cuore
saranno queste parole d'amore
verità senza dolore
aria libertà.
1953
Franco Fortini, Una volta per sempre (Poesie 1938-1973), Einaudi, Torino 1978
martedì 29 dicembre 2009
Controversie ecumeniche
Ora, voglio vedere come il Vaticano possa concordare con tali dichiarazioni...
Lampi di genio
Per questo - e perché soprattutto ogni tanto mi tedio a far storia col senno di poi - ritengo che i giudici di Mani Pulite siano i veri responsabili dello sfacelo politico a cui è dato assistere oggi in Italia. In breve, se essi non avessero perseguito la crosta del malaffare politico italiano, forse oggi avremmo una classe dirigente migliore che avrebbe saputo tenere lontano dal suo mondo l'orrida avanzata delle truppe berlusconiane e leghiste. Il pool di Milano tolse una crosta a una ferita prima che questa si fosse completamente rimarginata. C'era ancora bisogno di Craxi dopo il crollo del comunismo sovietico in Italia. C'era bisogno perché la sinistra, in qualche modo, fottuto modo, si sarebbe forse riunita sotto un unico cielo. Fu tolta la crosta, ma la penisola sanguina ancora.
E comunque Formamentis è un genio.
Vento futuro
«Di fronte a questi peti seriali che perseveriamo a chiamare articoli e giornali, c’è solo da sperare che la palingenesi arrivi in fretta, per porre fine a questo chiacchiericcio decadente, a questi opposti idiotismi. Ascoltate la rassegna stampa di GrParlamento, la mattina, magari quando vi recate al lavoro: capirete perché per questo paese la prognosi appare infausta».
Dipoi, a margine della sopraffine analisi metabloggologica di Galatea, mi pare doveroso segnalare che gli eventuali «peti seriali» dei blogger, in confronto a quelli degli «articoli [di] giornale» sono almeno gratuiti e non finanziati pubblicamente. E poi, per dirla tutta, sono peti molto più ‘profumati’.
lunedì 28 dicembre 2009
Avventurandosi da soli nell'incognito
Aggiunta sulla credenza
«Una credenza non è una religione, soprattutto non nel senso che siamo abituati a dare a questa parola nell'orbita del cristianesimo. Si è, tuttavia, portati a chiedersi se la formazione di una credenza comune, e il suo ascendente sulle coscienze, non siano fenomeni analoghi a quello per cui una comunità si forma i suoi dèi. Il sibogno sembra essere il medesimo: ai limiti del pensabile (e dell'immaginabile) urtarsi a qualcosa che resista al pensiero, che non si possa non pensare e non sentire, in comune, del mondo. Segno del sacro non è forse il limite che l'individuo di fatto rispetta nel suo comportamento, oppure che viola sapendo di violarlo, avventurandosi così da solo nell'incognito? Rimane che il dissolversi delle credenze ragionevoli e umane - la “morte di Dio” - mentre è causa di scoramento e di aggravata solitudine per l'individuo, suscita nella società i falsi dèi, e che i falsi dèi costringono a interrogarsi su quali siano i veri e come si riconoscano».
Nicola Chiaromonte, Credere e non credere, Il Mulino, Bologna 1993 (pag. 124)
Ballata dello psicolabile
Buona lettura, se vi va (e se sì, speriamo vi piaccia).
P.S.
Un bacio a Madda per la citazione iniziale deandreiana.
Segnalazione filosofica
P.S.
Se potete, provate a rispondere alla domanda finale di Alex, ch'io non ci sono riuscito, ohimè...
domenica 27 dicembre 2009
La morte dello Shah
«Ogni puledra del regno
Che lo Shah d'Iran desiderasse
Se la faceva portare con l'elicottero dall'esercito,
Dritto a palazzo.
Stavolta era la figlia di uno dei suoi ministri, che gambe,
una dea.
Lo aspettava in una camera.
Era di pomeriggio.
Ricordo montagne di caviale prima di cena
In una tenda sontuosa al lume di torce,
La splendida casa di una donna anziana, una principessa,
Tre servi per ospite,
E un uomo che si finse così ubriaco che non stava dritto.
E si mise ad accusare lo Shah.
E tutti sapevano che era una spia dello Shah.
Dei dottori newyorkesi (fra cui il mio)
Furono spediti in Messico per un consulto.
Non gli fu permesso di visitare lo Shah.
Solo chiedergli come stava.
Il futuro della psicanalisi
È una psicologia di superficie.
Stai sull'esterno, restaci.
Il mio povero analista
Un ictus lo ridusse a bambino bisognoso.
Quanto alla vita interiore: ci pensi la domestica».
Frederick Seidel, Complete Poems 1959-2009, Farrar Straus & Giroux, New York 2009, pagg. 408, $ 40,00
(estratto della poesia tradotto da F. Pacifico e pubblicato sulla Domenica del Sole 24 Ore del 6 dicembre 2009)
sabato 26 dicembre 2009
Ci vorrebbe Salomone
Il suo post Primo sangue, infatti, chiama in causa René Girard con una persipicace riflessione di questi su come il Sistema Giudiziario sia l'unica tecnica moderna disponibile per porre freno alla terribile catena della violenza e della vendetta.
Sappiamo, infatti, che ogni reciprocità violenta non può, nella nostra epoca, trovare uno sfogo espiatorio definitivo che riconcilii le parti contendenti, dato che la Violenza è uscita dal recinto del sacro. La Croce è stato l’ultimo serio tentativo politico di riconciliazione e Caifa, il più fine esempio politico (vedi come si riconciliarono bene sia Erode che Pilato! Lc, 23,12). Di più: oggi la lotta si fa, giocoforza, a colpi di vittimismo: io sono più vittima di te, sei tu che mi aggredisci eccetera. Tutti vogliono incarnare “la vittima” o, perlomeno, possederne lo scettro. Tanto che Satana oggi, se si seguono bene gli sviluppi dell’ultimo Girard, ha un solo unico modo di poter “gestire” il potere nella moderna società liberal-democratica: ossia quello, appunto, di “fare la vittima”. Il sistema giudiziario è parte di questo gioco; nessun Salomone [1.Re, 3,16-28] si vede all'orizzonte che mostri chiaramente, alle parti in lotta, chi ha torto e chi ha ragione, anche compiendo il gesto estremo di tagliare a metà l’infante conteso. Solo allora, forse, una “buona prostituta” si affaccerà alla ribalta disposta a rinunciare al figlio purché il bambino viva. E solo a questo punto si riconoscerà a chi apparteneva veramente il figlio, ovvero chi veramente ha ragione e chi torto.
Ma chi è oggi, in Italia, autenticamente disposto a questo estremo sacrificio?
¹Vedasi l'articolo che scrissi per Giornalettismo
Parce que nous le valons bien
Questo è il fatto da cui, in qualunque gruppo umano, per quanto libero sia, scaturisce la costrizione.
In ultima analisi, tutto accade come se l'individuo aderisse al gruppo per necessità: perché è il solo luogo in cui egli possa vivere ciò che crede; come se vi restasse per necessità: perché un altro luogo non è dato; è come se non potesse dunque lasciarlo che per necessità: perché il gruppo lo respinge, o (ma è la stessa cosa) perché se ne sente abbandonato».
Nicola Chiaromonte, Credere e non credere, Il Mulino, Bologna 1993 (pag. 121-122)
Ho sottolineato tali frasi perché chiariscono le ragioni del mio individualismo, ovvero del mio presunto liberalismo. So che non potrò mai convincere nessuno a far parte di un club di cui anch'io sono membro (per parafrasare Groucho Marx); e, allo stesso tempo, non potrò mai ‘credere’ abbastanza per far parte di qualsivoglia gruppo. Ma soprattutto mi fanno “credere” che una delle ragioni per cui internet è temuto dal potere è che parte consistente di tale mondo di teste pensanti ha come a noia, cioè storce il muso di fronte a qualsiasi credenza; e se per questo il gruppo (dominante) lo respinge, l'individuo non si sente solo né abbandonato, anzi: sa per certo che la sua solitudine è condivisa da altre persone, che la sua voce o il suo silenzio saranno riconosciuti per quel che valgono
Una lezione di storia politica
P.S.
Consiglio di leggere anche i commenti di risposta.
venerdì 25 dicembre 2009
Machine à évasion
La finanza creativa di Giulio Tremonti tenta persino gli integerrimi francesi. Beh, il nostro Ministro dell'Economia ha sbancato il casinò, ma una sana pruderie farebbe dire che tali soldi hanno un odore abbastanza insopportabile e che, a medio lungo termine, tali vincite non potranno, necessariamente, ripetersi.
Prìncipi cristiani scellerati
Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, Volume 1 [...80-81] edizione Oscar Mondadori, Milano 1983
giovedì 24 dicembre 2009
Dove sono finiti i fatti?
Claude Lévi-Strauss, Pensiero selvaggio, 1962
¹ L'editoriale di A. D'Amato e M. Senzaterra, Antiberlusconiani un cazzo, mi fa dire, in un primo momento, che loro hanno ragione da vendere. Poi m'imbatto nel brano sopra riportato e mi dico: la pietra d'inciampo berlusconiana offusca tutti i tipi di storia possibile in questo paese decandente. Finché il surreale monopolizza la realtà quest'ultima sarà messa sempre in secondo piano e i fatti non avranno luce sufficiente per essere inquadrati dalle telecamere. La loro ricerca diviene sempre più faticosa, e ancor più dare loro spazio e voce sufficienti per entrare nelle menti dei cittadini. Alla lunga, sono convinto, questo esercizio sarà l'unico modo che consentirà alla realtà di riguadagnare il primo piano. Soprattutto se sarà evitato, sempre, ogni pusillanime terzismo.
La solitudine senza Dio
Giorgio Caproni, INSERTO (1973?), Il franco cacciatore, Garzanti, Milano
mercoledì 23 dicembre 2009
Padre nostro
hai mai provato a metterti nei panni di chi crede, veramente, con tutto se stesso? Hai mai provato a fare questa operazione, magari utilizzando esperienze tue proprie riguardanti altri settori, tanto per capire cosa si prova?
Siamo discretamente d'accordo che il Cristianesimo si debba a un uomo come causa prima, e a pochi altri filosofi che ne hanno definito la dottrina, visto che il fondatore non ha lasciato niente di scritto?
Nutro, da ateo, un profondo rispetto per questa figura, non so se mitica o storica, ma buoni segni per la seconda ipotesi vi sono.
La sua capacità di convincere (non credo ai suoi miracoli) basandosi solo sulle sue capacità, misto tra dialettica e empatia, mi sorprende e ammalia, ben conoscendo la difficoltà delle gente a essere convinta.
Ora arriva la parte sgradevole: come si mantiene unita cotale massa di individui, che possono andare da quelli più semplici a quelli con elevate capacità intellettive, allo scopo di aderire a quello che si crede come una verità indiscutibile, e cioè l'esistenza di Dio, degli angeli e dei santi in marcia?
Se partiamo dall'ipotesi, e non ho motivi per dubitarne, che il papa, il più alto, gerarchicamente parlando, rappresentante della cristianità in terra, è perfettamente convinto di ciò in cui crede e che debba essere mantenuta l'unità dei cristiani, obiettivamente, quale metodo avrebbe di mantenere la coesione?
relativizzare, distruggendo le fondamenta?
Distruggeresti te stesso,credendo, assolutamente e fedelmente, come un vero e appassionato credente?
E in fondo, anche noi atei, in fondo in fondo, non restiamo stupefatti, non restiamo stupefatti quando lo sconforto ci coglie?
(sai che sono d'accordo con le tue tesi, infatti ne ho anche provato a scrivere...solo che mi dispiace sparare sempre sulla croce rossa...)»¹
Hai colto il punto: come Cristo ha accettato "assurdamente" la croce "distruggendo" se stesso [senz'altra opposizione o ribellione che il «Elì, Elì lamà sabactani»] anche la Chiesa ha paradossalmente questo dovere (o destino): perdere se stessa, lasciarsi continuamente sconfiggere, dissolvere, liquefare. La Storia paradossale del cristianesimo, dalle catacombe allo Stato Pontificio (ora Città del Vaticano) inficia questa ipotesi. Ecco perché le loro presunte lotte di "difesa della Vita" o di "difesa dei valori"² non sono altro che lotte per la difesa proterva del potere ancora enorme che li scandalizza - cioè li fa continuamente inciampare (skandalon = pietra d'inciampo).
La massa di individui non deve essere mantenuta unita: sia dispersa, si faccia, appunto, individuo, si sciolga dal suo essere massa.
Chi crede veramente con tutto se stesso, infine, a cosa crede? A tutte le leggende che (ci?) proteggono dall'orrore della morte? Oppure a quel Qualcuno che retribuisce qui e ora della nostra fedeltà? Banale esempio: lo studente ginnasiale che accende un cero per non essere interrogato l'indomani e che vede realizzato il suo desiderio diverrà poi un giorno quell'adulto che dirà a stesso ma che cazzo di Dio ho pensato che fosse? Io penso che c'è gente che prega per vincere il Palio, per vincere una partita, per umiliare un avversario e io devo ritornare nei panni di questa gente? Dico ritornare perché, inutile negarlo, io sono stato quella gente. Io ho chiesto perdono per una sega di troppo, per mille lire rubate alla nonna, perché quella lei non mi lasciasse; io ho pregato perché l'indomani fosse tempo buono, non facessi ritardo a un importante appuntamento. Poi, a un certo punto del mio cammino, ho provato a "leggere" il Padre Nostro, anziché pregarlo: e ho letto:
Padre nostro
che sei nei cieli
cioè misterioso enigma che ci potresti anche non essere, com'è altamente probabile che sia,
sia santificato il tuo nome
il nome del Padre, ovvero di quella cosa particolare che potrebbe appunto non essere,
venga il tuo regno
cioè venga pure ciò che è già né più né meno, così come è questa fottuta o beneamata realtà
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra
e la volontà è fatta: il mondo è questo, il cielo pure, un infinito ammasso di universo per manifestare la tua esistenza nei nostri cervelli bambini mi sembra un enorme spreco di energia: ho capito: noi siamo il tuo apparecchio televisivo, il resto è il tuo mondo, cieli e cieli e stelle e stelle, buchi neri e via discorrendo.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Carpe diem: mangiare bere dormire evacuare, con costanza, proteggendoci dal caldo e dal freddo: sussistere, ogni tanto fare sesso in qualche modo, in qualsiasi modo.
Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Qui siamo in campo economico: etimologicamente economico. Entrare cioè in una buona reciprocità con il proprio prossimo per vivere meglio, senza avere o dare pene.
Non ci indurre in tentazione
Come sopra: qui leggo che uno deve cercare, per quanto può, di non compiere azioni le cui conseguenze potrebbero causare in lui (e in altri) danni fisici o morali. Si potrebbe chiamare in causa il famoso passo di Papà Goriot di Balzac³ «là dove chiede al lettore che cosa farebbe se con la sola forza della volontà potesse uccidere un mandarino cinese nella remota Pechino, entrando così in possesso di un'immensa fortuna». Beh, qui la tentazione sarebbe grande, ma dopo io, personalmente, temerei d'impazzire dal rimorso per aver ceduto a tale tentazione (come accade a uno dei protagonisti di Sogni e delitti, anche se lì il caso è un po' diverso)
ma liberaci dal male. Amen.
Il male, cos'è il male? Tutto quello che provoca dolore, sconforto, smarrimento, malattia. Il male è la violenza, la stupidità, la cattiveria eccetera eccetera. Io aggiungo volontieri una “r” prima della particella pronominale finale “ci”. Siamo solo noi che possiamo - in parte - farlo, e questo è un dato incontestabile.
Adesso mi fermo. Ho pregato prima di Natale e non pensavo di farlo. Dio [sic!] te ne renda merito, Paolo.
Un abbraccio.
¹Chi mi scrive è Paolo Pascucci in un commento al mio precedente post
²Un regalo a Galatea!
³Henning Ritter, Sventura lontana, Adelphi, Milano 2007
martedì 22 dicembre 2009
Aprire il cortile
È chiaro che il Papa (o qualunque altro capo religioso) tenti di dialogare con chi nega l'esistenza del fondamento del loro credo. E che, allo stesso tempo, tale dialogo sia sospettoso è indubbio: c'è pretesa di convincere, di convertire, di mostrare che qualcosa di sovrannaturale esiste, ovvero Dio. Non si parte mai dal presupposto che la dimostrazione dell'esistenza di Dio viene prima di quella del suo non essere.
Il timore di fondo della Chiesa, forse, è che gli rimangano solo un pugno di atei devoti o di cristiani con la spada di Alberto da Giussano, marcatori di territorio che pisciano agli angoli delle proprie osterie e delle proprie abitazioni.
Che alla lunga questo tipo fedeli (ohimè crescenti e agguerriti come non mai ora in Italia) siano mal sopportati dalla Chiesa, è evidenziato dal fatto che costoro rischiano di delegittimare ogni tipo di Dio, giacché mostrano come la religione sia un fenomeno tribale nato nelle prime comunità umane per dar loro modo di esistere, fornendo segni, simboli, riti, vittime espiatorie, gerarchie – modalità queste che frenano sì lo scatenarsi della violenza intestina ma a scapito sempre dello straniero, dell'emarginato, del diverso. E la fabbrica di olocausti continua.
Il nucleo centrale del messaggio evangelico mette in luce queste cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, ma la Chiesa non fa altro che offuscare questa luce con la sua stessa struttura piramidale di potere, questo sì incarnato nel mondo.
Se arrivasse negli umani questa precisa consapevolezza; se Dio insomma fosse unanimemente compreso come utile invenzione, mera costruzione simbolica; se le nostre tormentate vite si liberassero di tutti gli orpelli di una fatua trascendenza, ecco che forse comincerebbero a tremare le colonne di tutte le San Pietro religiose della Terra. Dio diverrebbe una questione storica, come il linguaggio. E ogni Chiesa troverebbe ogni tempio vuoto, coi fedeli che guardano all'insù alla ricerca di una luce priva di significato che non sia quello stesso del suo essere luce. La Chiesa si troverebbe povera, insignificante, privata di ogni potere, pura confraternita mondana. Senza punti di riferimento impropri vagherebbe nel mondo alla stessa stregua di Berlusconi se a questi fossero tolte le televisioni.
lunedì 21 dicembre 2009
Per citare un versetto
Buona lettura, se vi va.
¹Sempre su Giornalettismo.
domenica 20 dicembre 2009
Ingrippato
sabato 19 dicembre 2009
Passare attraverso l'eternità
Vladimir Nabokov, Bend Sinister, [tr. it., di Bruno Oddera, I bastardi], Rizzoli, Milano 1967.
venerdì 18 dicembre 2009
Corroborante...
Auschwitz, rubata la scritta “Arbeit macht frei”. Al suo posto verrà messo “Il nostro dolore non sarà invano”.
I soliti sospetti
Nelle stanze del potere si la ha paura concreta che arrivi il giorno in cui l'autonomia libertaria delle teste pensanti che navigano in internet alla ricerca di idee, di prospettive, di vera informazione, di autentica partecipazione, formi quella massa critica che segni il punto di non ritorno della consapevolezza in cui il potere stesso non riuscirà più a darla a bere a nessuno.
È molto, molto strano che l'evento Berlusconi under attack sia arrivato dopo le “rivoluzionarie” parole democratiche e liberali di Fini, dopo la testimonianza di Spatuzza, dopo il No-B day. Sarà pure una coincidenza, ma se davvero tale episodio convincerà questa maggioranza a imporre delle leggi illiberali di bavaglio alla rete allora, a mio avviso, tutto questo darà conferma a questi sospetti, come sarcasticamente conferma la meravigliosa Galatea.
Comunicazione
giovedì 17 dicembre 2009
Limpida mezzanotte
Freddo che taglia le mani e le guance, stanchezza per varie cose, inquietudine, rapido sguardo al decennio passato, un Blob capolavoro stasera (A sangue freddo¹), la voglia di recuperare in letture, in commenti, ma basta: a volte è necessario ripigliare fiato.
Anima, è l'ora tua, per il libero volo nell'ineffabile,
Via dai libri, dall'arte, il giorno cancellato, la lezione finita,
Tutta ne emergi, e in silenzio scruti, considerando i temi che più ami,
La notte, il sonno, la morte e le stelle.
Walt Whitman, Foglie d'erba
¹Credo che il video di tale puntata sarà disponibile domani sul sito.
mercoledì 16 dicembre 2009
Cattivi lettori
Bisognerebbe qualcuno facesse notare quanto queste letture neoclericali rendano cattivo servizio a una grande teoria.
«Essere vittima di un'illusione significa prenderla per vera, ed essere di conseguenza incapaci di segnalarla in quanto illusione».
René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, Milano 2001
martedì 15 dicembre 2009
«Non imitate la condotta delle genti»
e non abbiate paura dei segni del cielo,
perché le genti hanno paura di essi.
Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla,
non è che un legno tagliato nel bosco,
opera delle mani di chi lavora con l'ascia.
È ornato di argento e di oro,
è fissato con chiodi e con martelli,
perché non si muova.
Gli idoli sono come uno spauracchio
in un campo di cocomeri,
non sanno parlare,
bisogna portarli, perché non camminano.
Non temeteli, perché non fanno alcun male,
come non è loro potere fare il bene.
Geremia, 10, 2-5
P.S.
Sulla vicenda Berlusconi la penso esattamente come Malvino, come Fabristol (ma anche Leonardo: mia mamma è un'undicenne); ma anche come tanti altri qui accanto che ne parlano e che mi scuso se non cito qui (son stanco, non ho finito l'articolo, spero domattina sia pronto).
lunedì 14 dicembre 2009
Essere vittima conviene
«La preoccupazione moderna per le vittime è diventata la paradossale posta in gioco di rivalità mimetiche contrapposte, di sempre nuovi rilanci in concorrenza fra loro. Le vittime più degne di attenzione per noi non sono, infatti, quelle intese nel senso più generale, bensì quelle che ci permettono di condannare i nostri vicini. E costoro ci rendono la pariglia pensando soprattutto alle vittime di cui ci considerano responsabili».
René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, Milano 2001
Spero di riuscire a buttar giù presto un articolo per Giornalettismo partendo da questa frase girardiana.
domenica 13 dicembre 2009
Probabili parentele
[S.T]
Io sono ancora aurora è già il tramonto
dice su me che il giorno è per finire
non sono ancora nato e già morire
io devo al tempo che à invertito il conto.
Tu Dio non farmi male. E se soffrire
io dovrò ne lo strappo e poi nel tonfo
fammi subito intero risalire
a baciarti nel volto de l’incontro.
VIOLENZA DI VIOLA
Tu violenza di viola che volando
volgi avvento di vento a velo e viso
stipula nei tuoi petali lo scampo
che su l’ultimo gelo instauri eliso.
Sale Sirio inseguito dal tuo vanto
e l’estuario del fiume à l’elmo alliso.
Non sconvolgere l’erta: vienmi accanto
non distruggere delta: dàmmi riso.
Ferdinando Tartaglia, Esercizi di verbo, Adelphi, Milano, 2004.
Ringrazio Rebstein dal quale ho colto questi versi (per far prima). Secondo me Massimo deve avere una qualche parentela con Ferdinando.
Ogni uomo è sposa di se stesso
*In italiano nel testo
James Joyce, Ulisse, Meridiani Mondadori, Milano 1997 [traduzione di Giulio De Angelis, 1960 (p. 292)]
¹M. Maeterlinck (1862-1949), La Sagesse et la destinée, Paris 1908. Citazione libera di J.J. Il testo dice esattamente: «Si Judas sort ce soir, il ira vers Judas et aura l'occasion de trahir, mais si Socrate ouvre sa porte, il trouvera Socrate endormi sur le seuil et aura l'occasion d'être sage».
sabato 12 dicembre 2009
Una breve ris-post-a
Cerco di rispondere alle domande di Paolo a commento di tal precedente post.
Riguardo alla religione che si vuole fondata sui Vangeli: a mio avviso, proprio nel dissolvimento si realizzerebbe il suo compimento. Ogni “resistenza” religiosa all'apocalisse (rivelazione) è anti-cristiana, dunque – per un cristiano sui generis come me – anti-umana. Essendo Gesù Cristo solo un esempio di compiuta umanità (il Figlio dell'Uomo).
Riguardo alla fede: ogni fede detta è contraddetta. Ogni fede dichiarata è sbugiardata. Il fedele è un tipo nascosto, deve credere senza dirlo, senza – se fosse possibile – nemmeno pensarlo. Credere con tutto il cuore infonde troppa sicurezza; ma la fede vera è non fede, è incertezza, paura, tentennamento, sbandamento, attesa vana d'un rayon vert all'orizzonte.
Io non mi permetto di schernire nessun credente soi-disant. Mi permetterei di diffidare di me stesso se così fossi. Io non credo, dis-credo. Chi aiuta a credere? Egomen. Chi a discredere? L'Altro¹.
Il Papa è vertice, struttura, Principe di questo mondo. Poco pontefice è il pontefice. Più che ponti costruisce confini. Solo forse negli occhi degli ultimi giorni wojtyliani un barlume di pontificato, di luce vera d'uomo s'è intravista, nel mostrare al mondo la sconfitta del corpo e nel richiedere di essere se stesso, di adempiere le proprie volontà fino in fondo.
Riguardo ai “credenti addottorati”: vorrei dirti, facilmente, la verità vi renderà liberi, ma sulla parola verità ci sono troppi fraintendimenti, è meglio, molto meglio lasciarla in disparte anch'essa, come una fede. Aletheia disvelamento mi piace di più, anche perché molte le cose ancora da scoprire e conoscere nell'universo, così tante da rimanere senza fiato. Sono tuttavia molto attaccato a questi versetti evangelici (Luca, 8, 16-18) «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere».
E tutto questo perché, in un certo senso, per me – come canta Paolo Conte in Madeleine – «tutto il meglio è già qui, non ci sono parole per spiegare ed intuire e capire Madeleine, e casomai per ricordare; tanto, io capisco soltanto il tatto delle tue mani e la canzone perduta e ritrovata come un'altra, un'altra vita».
¹Rifò il verso a Stephan Dedalus (nell'episodio della Biblioteca) nell'Ulisse di J.Joyce
venerdì 11 dicembre 2009
Gioca coi fanti
Qualcuno suggerisca all'onorevole Cicchitto di lasciar stare i “santi” (della patria); toccare, da profano, testi sacri può provocare effetti nefasti, come bene spiega nonèunacosaseria.
Scambio di lettere
¹Ma non ho letto l'articolo di Adinolfi: mi basta ciò che di esso scrive Malvino.
giovedì 10 dicembre 2009
Versi anarchici
Laida e meschina Italietta.
Aspetta quello che ti aspetta.
Laida e furbastra Italietta.
Ahimè
Fra le disgrazie tante
che mi son capitate,
ahi quella d'esser nato
nella «terra di Dante».
Giorgio Caproni, “Anarchiche o fuori tema”, Res Amissa, Garzanti 1991.
Compagni, avanti il gran partito
Agit-prop news. Roma,
Gli emeriti Presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi si sono incontrati segretamente in via delle Botteghe Oscure per dare vita a una nuova formazione politica di sinistra.
...
Questa nausea prolungata (mista a vomito) che il berlusconismo e il leghismo rappresentano indicano che l'Italia si trova in un difficile stato interessante che prima o poi sfocerà in un parto: o nascerà una nuova Italia, o sarà partorito solo un roboante rutto che sarà udito fino ad Alpha Centauri.
P.S.
Tutti gli ostacoli che il solerte ministro Sacconi e il sottosegretario Roccella frappongono all'utilizzo della pillola Ru486 sono dovuti principalmente alla paura che ad utilizzare la pillola sia l'Italia stessa che rifiuta di essere gravida di tanta stupidità.
mercoledì 9 dicembre 2009
La società ci sfugge
Gli uomini costruiscono (o piuttosto “agiscono”) la loro società - è la prima autonomia; ma non sanno ciò che fanno, né come lo fanno - ed è la seconda autonomia. Da una parte, l'affermazione liberale della sovranità dell'individuo in rapporto all'invasione della società; dall'altra il riconoscimento, proprio del conservatorismo e del tradizionalismo, del fatto che la società è “al di sopra” degli individui e che essa è una condizione indispensabile del loro sviluppo e della loro stessa esistenza. Il paradosso è proprio là. Queste due “autonomie”, nel senso ordinario del termine (indipendenza) si riconciliano nel senso tecnico che la parola assume nella teoria dei sistemi di auto-organizzazione, o semplicemente, nella teoria degli automi. Poiché si capisce bene che questo paradosso è lo stesso di quello che consiste nel concepire un automa, cioè un essere che ha il principio del suo movimento in se stesso; un essere che sia causa di sé, incondizionato.
Hayek ha saputo della soluzione che il grande matematico John von Neumann, l'inventore della teoria matematica degli automi, ha trovato per questo paradosso. Nel 1948, in un simposio [...] che appare retrospettivamente come uno dei momenti fondatori delle scienze cognitive, von Neumann espose tale soluzione, sotto forma di congettura. Rispondendo a Warren McCulloch, uno dei padri della cibernetica, egli criticava il percorso costruttivista di questa introducendo sulla scena scientifica la nozione di complessità. Data una macchina elementare, è più semplice descrivere ciò di cui è capace, che descrivere la macchina stessa. Al di là della soglia critica di complessità, sarebbe vero il contrario; sarebbe più facile, infinitamente più facile concepire la macchina che descrivere completamente il suo comportamento. Von Neumann fondava la sua congettura sul caso della macchina ricursiva capace [...] di produrre un insieme non ricursivo, quindi infinitamente più complesso di se stessa. Quello di cui è capace un oggetto complesso è (infinitamente) più complesso dell'oggetto stesso. La matrice è (infinitamente) superata dalla sua discendenza [...] Essere complesso significa essere in grado di rendere le cose complesse. Così von Neumann risolveva il paradosso quasi teologico dell'uomo che concepisce un automa. Essendo l'automa complesso, per definizione, la creatura sfugge al creatore».
Jean-Pierre Dupuy, Il sacrificio e l'invidia. Liberalismo e giustizia sociale, ECIG, Genova 1997
Stasera, dopo la lettura di vari post sparsi nel mio segnalibri a fianco, ho aperto questa pagina (un po' lungotta come citazione, scusate) e ho dovuto riportarla.
Ispiratori sono stati: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8. Ma soprattutto, ispiratore è stato questo strano senso d'impotenza, una sorta di pessimismo cosmico che parte dalla mia piccola miseria, che si estende a quella più grande italiana, e che s'incaglia in quella terrestre: gli occhi si alzano al cielo (sereno stanotte, stellato, freddo che taglia le guance) e vedo quello che il cielo stellato mi offre al replay di una velocità talmente lenta che il mio pensiero (il nostro) al confronto è una Ferrari. Cazzate stellari, mi fermo ch'è meglio.
martedì 8 dicembre 2009
All'origine di un nome
Un grande Malvino.
Remainder
Ralph Waldo Emerson, Diari¹
¹ Citazione trovata in Harold Bloom, Agone, Spirali, Milano 1985
Intellettuali e tv
Il paradosso della cultura in tv.
Buona lettura, se vi va.
lunedì 7 dicembre 2009
Il gene trombante
In breve, a me pare che Morris non dica nulla di nuovo; che, anzi, così dicendo releghi la responsabilità umana ad ancilla geni. Ma non siamo noi umani, come anche Dawkins dichiarava nel suo Gene egoista, ad essere l'unica specie “animale” in grado di ribellarsi alla dittatura genica?
Sì, siamo impastati di geni e ambiente, ma giustificare una trombata extramatrimoniale con tali argomentazioni mi sembra davvero penoso.
[Non si accorge Repubblica che, pubblicando tale autorevole articolo, assolve “scientificamente” anche le incontinenze del suo acerrimo rivale?]
domenica 6 dicembre 2009
sabato 5 dicembre 2009
Fatti mandare dalla mamma a prendere un Picasso (o un De Nittis).
Io gliel'avevo detto a Callisto che avrebbe fatto meglio a consegnare a me tali capolavori pittorici: sarebbero stati sicuramente in migliori mani che in quelle di questi impacciati (ma solerti) finanzieri che, se putacaso scivolassero sullo scalino umidiccio (di latte uht?), rischierebbero di mettere nei pasticci il Ministero dell'Economia (infatti, di chi è la responsabilità di un bene pignorato?).
Infine: se venisse fatta un'asta fatecelo sapere che questo “Picasso” mi starebbe proprio bene nello studio.
Abbiamo lo stesso sogno
Ci sono sere che vorrei guardare
da tutte le finestre delle strade
per cui passo, essere tutte le rade
ombre che vedo o immagino vegliare
nei loro fiochi santuari. Abbiamo,
sussurro passando, lo stesso sogno,
cancellare fino a domani il sogno
opaco, cruento del giorno, li amo
anch'io i vostri muri pallidamente
fioriti, i vostri sonnolenti acquari
televisivi dove i lampadari
nuotano come polpi, non c'è niente
che mi escluda tranne la serratura
chiusa che esclude voi dalla paura.
Giovanni Raboni, Quare tristis (1998), da Tutte le poesie, Garzanti, Milano 2000
venerdì 4 dicembre 2009
Spazza tu, Silvio: io do il cencio.
Riguardo a tale vicenda, segnalo questo post dell'Amorale.
Inoltre, credo che anche qualora le dichiarazioni di Spatuzza trovassero conferma e fossero comprovabili e verificate, Berlusconi non debba preoccuparsi: il consenso popolare di cui gode è garanzia di non colpevolezza a prescindere, come insegnano i più illustri esempi di democrazia occidentale. Come infatti mi scrive il gentilissimo onorevole Antonio Palmieri, responsabile internet del PdL:
«Ciao LUCA [mi dà amichevolmente del tu anche se non ci conosciamo],
oggi abbiamo toccato il fondo. Le dichiarazioni del presunto collaboratore di giustizia sono il segno che la mafia sta muovendo tutte le sue pedine contro il governo che piu' di tutti la sta combattendo con successo, non solo sul piano degli arresti (8 mafiosi al giorno in media dall'inizio del mandato) ma anche sul piano economico, con norme che hanno consentito di aggredire i patrimoni dei malavitosi con successi mai realizzati prima.
Qui trovi una sintesi dei principali risultati di questa lotta senza quartiere.
E in questa pagina una cartolina da far girare a tutti quanti, assieme all'invito ad aderire a Forzasilvio.it. Ora più che mai dobbiamo essere con Silvio. Grazie per quello che farai. Buona serata».
Caro Antonio, io - come vedi - qualcosa ho fatto. Se vi restasse qualcosa sottobanco, ricordatevi di chi vi ha voluto bene.
giovedì 3 dicembre 2009
Concatenazioni
Dalla rabbia viene la confusione mentale, dalla confusione la perdita della presenza a se stessi; dalla perdita della presenza a se stessi la rovina dell'intelligenza e per la rovina dell'intelligenza egli si avvia verso la distruzione».
Vidyaranya, La liberazione in vita, Adelphi, Milano 1995 (pag. 127)
mercoledì 2 dicembre 2009
Estoy cansado
tiene plumas graciosas como un loro;
plumas que, desde luego, nunca vuelan
mas balbucean igual de loro.
Estoy cansado de las casas
prontamente en ruinas si un gesto;
estoy cansado de las cosas,
con un latir de seda vueltas luego de espaldas.
Estoy cansado de estar vivo,
aunque màs cansado serìa de estar muerto;
estoy cansado de estar sagazmente;
plumas del loro aquel tan familiar o triste,
el loro aquel del siempre estar cansado.
Luis Cernuda Bidòn (Siviglia 1904-Messico 1963)
da Poesia spagnola del Novecento, a cura di Oreste Macrì, Garzanti, Milano 1985
SONO STANCO
L'esser stanco ha piume,
ha piume graziose come un pappagallo;
piume, di certo, che non volano mai,
ma balbettano come pappagallo.
Sono stanco delle case
che crollano subito senza un cenno d'avviso;
sono stanco delle cose,
con un frusciare di seta subito volte di spalle.
Sono stanco d'esser vivo,
sebbene più stanchezza sarebbe l'esser morti;
sono stanco d'essere stanco,
tra piume leggere sagacemente;
piume del pappagallo sì familiare o triste;
il pappagallo della perpetua stanchezza.
Il maestro è nell'anima
E se la mettessi anch'io una telecamera nascosta in aula, dopo la polizia me li viene ad arrestare due o tre alunni?
Ragionare per assurdo
Certo però ci vuole un enorme sforzo di fantasia sentire Berlusconi dire a se stesso:
«Sto confondendo il consenso con l'impunità, la leadership con la monarchia assoluta».
martedì 1 dicembre 2009
Cattedrali dimenticate
Sarebbe bello - secondo voi
Che le nostre cappelle
Diventassero stalle?*
Sarebbe bello - secondo voi
Un rito senza altari
Né sacrari
Né ossari
Né abiti talari?
Non sarebbe intollerabile?
Non sarebbe inammissibile?
... Mi manca la voce
Mi manca la luce
Mi sento morir!...
... Mi manca la luce
Mi manca la voce
La voce mi manca!
Supremo martir!...
E morire un po'!...
- Ebbene, - aggiunge Don Fernando, quasi fuori di sé, - siccome la qualità di principe reale accresce il mio valore d'uso e di scambio come ostaggio, pretendo di perdere totalmente valore diventando uno schiavo di merda!
- Mi snobilito! Eccomi il più spregevole di tutti! Mi spoglio di tutto l'onore assolutamente violabile! Senza nessuna dignità, nessuna ignominia può più sfiorarmi! - grida orgogliosamente, inghiottendo con grandi masticate il testamento di re Edoardo...»
Alberto Arbasino, Il principe costante, Einaudi, Torino 1972
Dalla sovraccoperta:
«Un remoto principe gotico guida un prepotente esercito portoghese alla conquista di Tangeri e Marrakesh e Fez e altre terre, ma gli va male: viene sconfitto dai “mori”, fatto prigioniero, tenuto come ostaggio in un simpatico Grand Hotel da un re elegante, da una principessa capricciosa, da un generale timido, fra musiche, sorbetti, cacce. “Costante” fino all'ostinazione più proterva, assai sensibile alle tentazioni della santità, e inoltre profondamente industrioso, in condizioni sfavorevolissime a un martirio cristiano umile o illustre, il principe riesce adagio adagio furbamente a costruirsi un supplizio su misura, che lo soddisfa abbastanza ma per uno sfasamento nella strategia risulterà piuttosto affine all'ascesi di un “guru” indù».
P.S.
Ma il Vaticano non rischia un'insubordinazione del suo esercito con queste critiche alla Confederazione Elvetica?
E la sera andavamo in via Biancamano
È stato pubblicato un mio articolo su Giornalettismo.
Come ti strozzo lo Struzzo.
Buona lettura, se vi va.