mercoledì 23 dicembre 2009

Padre nostro

«Luca
hai mai provato a metterti nei panni di chi crede, veramente, con tutto se stesso? Hai mai provato a fare questa operazione, magari utilizzando esperienze tue proprie riguardanti altri settori, tanto per capire cosa si prova?
Siamo discretamente d'accordo che il Cristianesimo si debba a un uomo come causa prima, e a pochi altri filosofi che ne hanno definito la dottrina, visto che il fondatore non ha lasciato niente di scritto?
Nutro, da ateo, un profondo rispetto per questa figura, non so se mitica o storica, ma buoni segni per la seconda ipotesi vi sono.
La sua capacità di convincere (non credo ai suoi miracoli) basandosi solo sulle sue capacità, misto tra dialettica e empatia, mi sorprende e ammalia, ben conoscendo la difficoltà delle gente a essere convinta.
Ora arriva la parte sgradevole: come si mantiene unita cotale massa di individui, che possono andare da quelli più semplici a quelli con elevate capacità intellettive, allo scopo di aderire a quello che si crede come una verità indiscutibile, e cioè l'esistenza di Dio, degli angeli e dei santi in marcia?
Se partiamo dall'ipotesi, e non ho motivi per dubitarne, che il papa, il più alto, gerarchicamente parlando, rappresentante della cristianità in terra, è perfettamente convinto di ciò in cui crede e che debba essere mantenuta l'unità dei cristiani, obiettivamente, quale metodo avrebbe di mantenere la coesione?
relativizzare, distruggendo le fondamenta?
Distruggeresti te stesso,credendo, assolutamente e fedelmente, come un vero e appassionato credente?
E in fondo, anche noi atei, in fondo in fondo, non restiamo stupefatti, non restiamo stupefatti quando lo sconforto ci coglie?
(sai che sono d'accordo con le tue tesi, infatti ne ho anche provato a scrivere...solo che mi dispiace sparare sempre sulla croce rossa...)»¹

Hai colto il punto: come Cristo ha accettato "assurdamente" la croce "distruggendo" se stesso [senz'altra opposizione o ribellione che il «Elì, Elì lamà sabactani»] anche la Chiesa ha paradossalmente questo dovere (o destino): perdere se stessa, lasciarsi continuamente sconfiggere, dissolvere, liquefare. La Storia paradossale del cristianesimo, dalle catacombe allo Stato Pontificio (ora Città del Vaticano) inficia questa ipotesi. Ecco perché le loro presunte lotte di "difesa della Vita" o di "difesa dei valori"² non sono altro che lotte per la difesa proterva del potere ancora enorme che li scandalizza - cioè li fa continuamente inciampare (skandalon = pietra d'inciampo).
La massa di individui non deve essere mantenuta unita: sia dispersa, si faccia, appunto, individuo, si sciolga dal suo essere massa.
Chi crede veramente con tutto se stesso, infine, a cosa crede? A tutte le leggende che (ci?) proteggono dall'orrore della morte? Oppure a quel Qualcuno che retribuisce qui e ora della nostra fedeltà? Banale esempio: lo studente ginnasiale che accende un cero per non essere interrogato l'indomani e che vede realizzato il suo desiderio diverrà poi un giorno quell'adulto che dirà a stesso ma che cazzo di Dio ho pensato che fosse? Io penso che c'è gente che prega per vincere il Palio, per vincere una partita, per umiliare un avversario e io devo ritornare nei panni di questa gente? Dico ritornare perché, inutile negarlo, io sono stato quella gente. Io ho chiesto perdono per una sega di troppo, per mille lire rubate alla nonna, perché quella lei non mi lasciasse; io ho pregato perché l'indomani fosse tempo buono, non facessi ritardo a un importante appuntamento. Poi, a un certo punto del mio cammino, ho provato a "leggere" il Padre Nostro, anziché pregarlo: e ho letto:

Padre nostro
che sei nei cieli


cioè misterioso enigma che ci potresti anche non essere, com'è altamente probabile che sia,

sia santificato il tuo nome

il nome del Padre, ovvero di quella cosa particolare che potrebbe appunto non essere,

venga il tuo regno

cioè venga pure ciò che è già né più né meno, così come è questa fottuta o beneamata realtà

sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra


e la volontà è fatta: il mondo è questo, il cielo pure, un infinito ammasso di universo per manifestare la tua esistenza nei nostri cervelli bambini mi sembra un enorme spreco di energia: ho capito: noi siamo il tuo apparecchio televisivo, il resto è il tuo mondo, cieli e cieli e stelle e stelle, buchi neri e via discorrendo.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Carpe diem: mangiare bere dormire evacuare, con costanza, proteggendoci dal caldo e dal freddo: sussistere, ogni tanto fare sesso in qualche modo, in qualsiasi modo.

Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori


Qui siamo in campo economico: etimologicamente economico. Entrare cioè in una buona reciprocità con il proprio prossimo per vivere meglio, senza avere o dare pene.

Non ci indurre in tentazione

Come sopra: qui leggo che uno deve cercare, per quanto può, di non compiere azioni le cui conseguenze potrebbero causare in lui (e in altri) danni fisici o morali. Si potrebbe chiamare in causa il famoso passo di Papà Goriot di Balzac³ «là dove chiede al lettore che cosa farebbe se con la sola forza della volontà potesse uccidere un mandarino cinese nella remota Pechino, entrando così in possesso di un'immensa fortuna». Beh, qui la tentazione sarebbe grande, ma dopo io, personalmente, temerei d'impazzire dal rimorso per aver ceduto a tale tentazione (come accade a uno dei protagonisti di Sogni e delitti, anche se lì il caso è un po' diverso)

ma liberaci dal male. Amen.

Il male, cos'è il male? Tutto quello che provoca dolore, sconforto, smarrimento, malattia. Il male è la violenza, la stupidità, la cattiveria eccetera eccetera. Io aggiungo volontieri una “r” prima della particella pronominale finale “ci”. Siamo solo noi che possiamo - in parte - farlo, e questo è un dato incontestabile.

Adesso mi fermo. Ho pregato prima di Natale e non pensavo di farlo. Dio [sic!] te ne renda merito, Paolo.
Un abbraccio.

¹Chi mi scrive è Paolo Pascucci in un commento al mio precedente post
²Un regalo a Galatea!
³Henning Ritter, Sventura lontana, Adelphi, Milano 2007

6 commenti:

il più Cattivo ha detto...

Complimenti! La tua analisi sincera e schietta merita il rispetto che spesso viene negato a chi si pone in modo avverso alla "sedicente cultura dominante".

Un Sorriso

Luca Massaro ha detto...

Grazie.
Ricambio il sorriso.

Galatea ha detto...

Grazie per il regalo. Bel post. Buon natale. Galatea. :-)

paopasc ha detto...

Luca
grazie per questa risposta-confessione. Se ben comprendo auspichi uno scioglimento del vincolo gerarchico e dottrinale perchè avvenga la restituzione del vincolo affettivo, puro e individuale. Sotto il capiente ombrello della paterna mano ecclesiale, al cui scudo riparare per conforto e rinnovo di una fede personale ma pubblica (perchè con tal icona presente), come un fuoco proprio che non si spegne perchè c'è qualcuno che, se vogliamo, lo rinnova.
C'è qualcosa che ci sfugge.
Al di là di alcuni aspetti militanti, predicare, convertire, perdonare, esiste qualcosa che entro sè spinge, anche se all'esito finale contribuisce, e non poco, il tipo di educazione.
La ricerca dell'assoluto e la paura dell'ignoto.
Facciamo questo esperimento mentale: improvvisamente spariscono tutte le forme di religione conosciute. Si riparte da zero. A cosa aneleranno i rinnovati umani cercatori se, crudelmente, cancellassimo perfino il ricordo delle fedi che furono?
Fai buone feste, Luca, e anche se lo sport preferito è l'augurio reciproco quasi a riceverne una sorta di indiretto riconoscimento dall'aria che gira, l'assecondo volentieri.

Luca Massaro ha detto...

Buone feste anche a te caro Paolo
(e alla cara Galatea).
Riguardo all'esperimento mentale: ottimo spunto che spero dia occasione per un nuovo post.

Anonimo ha detto...

Caro Lucas, ritorno ora dalla messa di mezzanotte, e alla fine ti ho scritto un post come commento. A buon rendere, e buon Natale.