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Aggiunta sulla credenza
«Una credenza non è una religione, soprattutto non nel senso che siamo abituati a dare a questa parola nell'orbita del cristianesimo. Si è, tuttavia, portati a chiedersi se la formazione di una credenza comune, e il suo ascendente sulle coscienze, non siano fenomeni analoghi a quello per cui una comunità si forma i suoi dèi. Il sibogno sembra essere il medesimo: ai limiti del pensabile (e dell'immaginabile) urtarsi a qualcosa che resista al pensiero, che non si possa non pensare e non sentire, in comune, del mondo. Segno del sacro non è forse il limite che l'individuo di fatto rispetta nel suo comportamento, oppure che viola sapendo di violarlo, avventurandosi così da solo nell'incognito? Rimane che il dissolversi delle credenze ragionevoli e umane - la “morte di Dio” - mentre è causa di scoramento e di aggravata solitudine per l'individuo, suscita nella società i falsi dèi, e che i falsi dèi costringono a interrogarsi su quali siano i veri e come si riconoscano».
Nicola Chiaromonte, Credere e non credere, Il Mulino, Bologna 1993 (pag. 124)
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