martedì 22 dicembre 2009

Aprire il cortile

Io Malvino lo capisco. O meglio, capisco il suo declinare l'invito a entrare nel cortile dei gentili per ragionar sopra un'insussistenza. Preferibile è per lui restarne fuori, controargomentare le parole papali, trovar le evidenti falle di discorsi dati in pasto a sempre più pigri fedeli. Ma il mondo è, a mio avviso, uno sterminato cortile dei gentili, un luogo dove ancora ci si dovrebbe augurare di assistere a un radicale mutamento.

È chiaro che il Papa (o qualunque altro capo religioso) tenti di dialogare con chi nega l'esistenza del fondamento del loro credo. E che, allo stesso tempo, tale dialogo sia sospettoso è indubbio: c'è pretesa di convincere, di convertire, di mostrare che qualcosa di sovrannaturale esiste, ovvero Dio. Non si parte mai dal presupposto che la dimostrazione dell'esistenza di Dio viene prima di quella del suo non essere.

Il timore di fondo della Chiesa, forse, è che gli rimangano solo un pugno di atei devoti o di cristiani con la spada di Alberto da Giussano, marcatori di territorio che pisciano agli angoli delle proprie osterie e delle proprie abitazioni.

Che alla lunga questo tipo fedeli (ohimè crescenti e agguerriti come non mai ora in Italia) siano mal sopportati dalla Chiesa, è evidenziato dal fatto che costoro rischiano di delegittimare ogni tipo di Dio, giacché mostrano come la religione sia un fenomeno tribale nato nelle prime comunità umane per dar loro modo di esistere, fornendo segni, simboli, riti, vittime espiatorie, gerarchie – modalità queste che frenano sì lo scatenarsi della violenza intestina ma a scapito sempre dello straniero, dell'emarginato, del diverso. E la fabbrica di olocausti continua.

Il nucleo centrale del messaggio evangelico mette in luce queste cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, ma la Chiesa non fa altro che offuscare questa luce con la sua stessa struttura piramidale di potere, questo sì incarnato nel mondo.

Se arrivasse negli umani questa precisa consapevolezza; se Dio insomma fosse unanimemente compreso come utile invenzione, mera costruzione simbolica; se le nostre tormentate vite si liberassero di tutti gli orpelli di una fatua trascendenza, ecco che forse comincerebbero a tremare le colonne di tutte le San Pietro religiose della Terra. Dio diverrebbe una questione storica, come il linguaggio. E ogni Chiesa troverebbe ogni tempio vuoto, coi fedeli che guardano all'insù alla ricerca di una luce priva di significato che non sia quello stesso del suo essere luce. La Chiesa si troverebbe povera, insignificante, privata di ogni potere, pura confraternita mondana. Senza punti di riferimento impropri vagherebbe nel mondo alla stessa stregua di Berlusconi se a questi fossero tolte le televisioni.

3 commenti:

sam ha detto...

Il problema è che il gregge, da sempre, guarda all'ingiù...

paopasc ha detto...

Luca
hai mai provato a metterti nei panni di chi crede, veramente, con tutto se stesso? Hai mai provato a fare questa operazione, magari utilizzando esperienze tue proprie riguardanti altri settori, tanto per capire cosa si prova?
Siamo discretamente d'accordo che il Cristianesimo si debba a un uomo come causa prima, e a pochi altri filosofi che ne hanno definito la dottrina, visto che il fondatore non ha lasciato niente di scritto?
Nutro, da ateo, un profondo rispetto per questa figura, non so se mitica o storica, ma buoni segni per la seconda ipotesi vi sono.
La sua capacità di convincere (non credo ai suoi miracoli) basandosi solo sulle sue capacità, misto tra dialettica e empatia, mi sorprende e ammalia, ben conoscendo la difficoltà delle gente a essere convinta.
Ora arriva la parte sgradevole: come si mantiene unita cotale massa di individui, che possono andare da quelli più semplici a quelli con elevate capacità intellettive, allo scopo di aderire a quello che si crede come una verità indiscutibile, e cioè l'esistenza di Dio, degli angeli e dei santi in marcia?
Se partiamo dall'ipotesi, e non ho motivi per dubitarne, che il papa, il più alto, gerarchicamente parlando, rappresentante della cristianità in terra, è perfettamente convinto di ciò in cui crede e che debba essere mantenuta l'unità dei cristiani, obiettivamente, quale metodo avrebbe di mantenere la coesione?
relativizzare, distruggendo le fondamenta?
Distruggeresti te stesso,credendo, assolutamente e fedelmente, come un vero e appassionato credente?
E in fondo, anche noi atei, in fondo in fondo, non restiamo stupefatti, non restiamo stupefatti quando lo sconforto ci coglie?
(sai che sono d'accordo con le tue tesi, infatti ne ho anche provato a scrivere...solo che mi dispiace sparare sempre sulla croce rossa...)
;)

Luca Massaro ha detto...

@Paolo.

scusa se profitto del tuo intervento per farne un post di risposta.
;-)