Stan Olli Rehn, il pirronista, sospende il giudizio sull'Italia, ovverosia non conforta con buone, incoraggianti parole, la politica del governo Letta by Alfano (Beta sì).
Letta s'incazzicchia perché, poverello, nelle circostanze attuali, avrebbe bisogno dello scialle di lana della Commissione Europea, con 'sto tramontano che ha spazzolato nubi al centronord.
Comunque, dell'intervista a Rehn, il passaggio per me più illuminante è stato questo:
Vuol dire che Bruxelles sta cambiando politica?
"Le risponderò con le parole del presidente americano John Quincy Adams: la nostra politica non è cambiata, sono le circostanze ad essere cambiate. Oggi l'Europa ha ritrovato più stabilità, che ci consente di ridurre la pressione sul rigore. Ma, all'inizio della crisi non avevamo credibilità e dunque non avevamo alternative. Se io facessi incubi, rivivrei l'angoscia del periodo tra agosto e novembre del 2011, quando l'Italia era al centro della tempesta sui mercati finanziari".
Allora l'Italia si salvò da sola, mandando a casa Berlusconi e chiamando Monti al governo. Ma forse adesso ce lo può dire: sareste stati in grado di salvare dalla bancarotta un Paese grande come il nostro?
Rehn si ferma a riflettere, ma non dà una risposta diretta. "Quello che le posso dire è che avremmo fatto tutto il possibile. E molto in effetti è stato fatto. Ma certo, in quel momento, la dimensione del fondo di stabilità era notevolmente limitata".
Illuminante perché, sia pure in modo indiretto, tali risposte ufficiali certificano che grazie (grazie un cazzo, ça va sans dire) alla riforma Fornero - riforma che l'ha messo in culo, senz'altri unguenti che le lacrime, a decine milioni d'italiani - l'Italia uscì dal «centro della tempesta finanziaria».
In altri termini: le pensioni furono lo scalpo che l'Europa dei capitali (non dei popoli) pretese dai cittadini di uno dei paesi fondatori dell'Europa; e i governanti, con l'avallo dei parlamentari, glielo portarono senza indugi, e senza un minimo (se non blando) accenno di rivolta da parte degli interessati che subirono (subimmo, mi ci metto in prospettiva) lo scuoiamento del welfare come fosse il sacrificio necessario per salvare il Paese.
E fu così che l'angoscia di uno scettico si è trasformata nell'incubo di più generazioni di individui che sognavano di andare in pensione come sono andate le precedenti generazioni, dal dopoguerra sino a pochi anni fa. Come scrive Luciano Gallino in un suo libro-intervista, questa è la Lotta di classe dopo la lotta di classe, ovverosia la lotta della classe dominante contro la classe dei dominati.
La finzione europea aveva elargito troppi privilegi, ahimè, forse col solo scopo di fare da tampone al rischio bolscevico. Una volta scomparso il pericolo rosso, voilà, tappeto rosso per lor signori.
«La lotta che era stata condotta dal basso per migliorare il proprio destino ha ceduto il posto a una lotta condotta dall'alto per recuperare i privilegi, i profitti e soprattutto il potere che erano stati in qualche misura erosi nel trentennio [post-bellico] precedente» L. Gallino, Id.
E i popoli d'Europa, disgregati e spersi, da nazionalismi, euroscetticismi, revanscismi, idiozie fascitoidi, non fanno più paura: subiscono quello che c'è da subire perché questo è il solo modo possibile di condurre il gioco bastardo dell'economia e, a seguire, della politica e della società.
2 commenti:
"La finzione europea aveva elargito troppi privilegi, ahimè, forse col solo scopo di fare da tampone al rischio bolscevico."
quanto fumo, quando l'arrosto è tutto qui. per sottoscrivere chiedo solo la cancellazione di "forse",
migliora anche la concisione.
Accontentato.
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