Poco fa, a cena, mangiando quasi settanta grammi di San Daniele tagliato fine fine, mi domandavo perché i coldirettori, in tenuta gialla, l'altro giorno ar Brennero, accompagnati dalla ministra De Gerolamo Limoni, anziché fermare i bastimenti carichi di cosce di maiale senza timbro d'origine di provenienza e mostrarle, dipoi, alle telecamere, ignude e senza sale, appese alla cella frigorifera del rimorchio, non abbiano chiesto all'autista trasportatore delle stesse il luogo di destinazione ove esse sarebbero diventate, previa salatura e stagionatura, dei prosciutti made in italy a tutti gli effetti.
Già, perché non l'hanno fatto? O forse l'hanno fatto, ma io non me ne sono accorto? Chiedo venia nel caso in cui.
È chiaro che l'iniziativa era volta alla salvaguardia del cibo italiano e contro coloro che fanno passare per italiano del cibo che non lo è. Tuttavia, il concetto del made in Italy in campo alimentare è da rivedere, dato che ci sono dei prodotti fatti in Italia, che si pregiano persino di dirlo con il tricolore sulla confezione della merce, la cui materia prima italiana non è. Basti il solo esempio della pasta. È notorio, infatti, che i più grandi produttori di pasta italiani si riforniscano di semola grano duro dall'America del Nord (USA, Canada) o da altre nazioni (Russia? Ucraina?), però in etichetta si guardano bene dallo scriverlo.
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Beppe Grillo fa di tutto per stare dentro il copione che, in pochi mesi, dopo la sorpresa, gli hanno scritto addosso. Egli - di sé sostiene - incanala la rabbia della gente, rabbia che, altrimenti, si esprimerebbe chissà come. Sarà. A mio avviso incanala la stupidità e il rincoglionimento, giacché, se incanalasse veramente la rabbia, a lui non resterebbe che girare questo film.
2 commenti:
Qualche lustro fa, in quel di Brozzi, ci fu un tal signore che, con foga preleghista, portava folti drappelli di paesani in strada, a manifestar colorito dissenso per "l'invasione cinese" allora agli albori; si scoprì presto, fortuitamente, che lo stesso tal signore era, in privato, il primo e il più attivo tessitore di lucrosi rapporti economici con quegli stessi "invasori" che contestava con tanta veemenza in pubblico.
Ecco, sarò un malfidato, ma non vorrei che anche al Brennero qualcuno temesse lo stesso tipo di sputtanamento galattico.
Nutro il medesimo sospetto.
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