«Ci si dice che il
lavoro non può muovere un passo senza il capitale; che, per chi
scava, la vanga ha la stessa importanza del suo lavoro; che perciò
il capitale è tanto necessario alla produzione, quanto il lavoro.
Tutto questo, l'operaio lo sa; questa verità gli balza agli occhi
ogni giorno; ma una simile dipendenza reciproca fra capitale e lavoro
non ha nulla a che vedere con la posizione relativa del capitalista e
dell'operaio, né dimostra che il primo debba essere mantenuto dal
secondo. Il capitale non è che produzione non-consumata, e ogni
capitale esistente in questo istante esiste a prescindere da un
particolare individuo o da una particolare classe, e non si
identifica affatto con essi. Se ogni capitalista e riccone di Gran
Bretagna cadesse improvvisamente morto stecchito, con lui non
sparirebbe nemmeno una particella di capitale o di ricchezza, e la
nazione non ne sarebbe impoverita nemmeno del valore di un farthing
[un quarto di penny].
L'essenziale, per le operazioni dei produttori, è il capitale, non
il capitalista; e fra i due c'è tanta differenza quanto fra il
carico di una nave e il certificato di carico».
J.F. Bray, Labour's Wrongs and Labour's Remedy, Leeds 1839 (citato da Karl Marx in Il Capitale, Libro I, Capitolo VI “inedito”, La Nuova Italia, Firenze 1969).
J.F. Bray, Labour's Wrongs and Labour's Remedy, Leeds 1839 (citato da Karl Marx in Il Capitale, Libro I, Capitolo VI “inedito”, La Nuova Italia, Firenze 1969).
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