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Chinata, di spalle a California, la faccia che incerta non osa ancora tuffare il guardo sul Pacifico troppo pieno di luce che dispera. Le costole sono quelle, si contano e si vorrebbero dita potessero accordarle come corde di un'arpa. Che stupida la paura di suonare male il proprio corpo. Lo sai, non lo sapevi, ti accontenti di scoprirlo. Non è male però, per un certo verso, in modo limitato e senza troppo crederci, possedersi. È la presunzione di un attimo, quanto basta per coglierlo e dirsi, ecce homo, come si diventa ciò che si sperava di essere.
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