«Ciò che accade
nelle intenzioni categoriali è che le cose che percepiamo vengono
elevate allo spazio delle ragioni, al dominio della logica,
dell'argomentazione e del pensare categoriale. L'esperienza
categoriale è il punto di passaggio che conduce dalla percezione
all'intelligenza, dove entrano in gioco il linguaggio e la sintassi.
Attraverso l'articolazione categoriale, le cose che percepiamo
vengono recepite e ammesse nel campo del ragionare e del conversare.
La semplice percezione è più di un processo fisiologico e
psicologico, mentre la recezione categoriale è il primo passaggio
alla logica. [Se ho parlato]
dell'oggetto come identità entro una molteplicità di presentazioni,
ho insistito sul fatto che l'identità stessa non si mostra mai come
uno dei lati, degli aspetti e dei profili attraverso i quali essa è
data. La sua identità appartiene ad un'altra dimensione. È questa
identità, tuttavia, alla quale facciamo riferimento quando
denominiamo l'oggetto e lo portiamo all'articolazione categoriale.
Così il cubo che è percettivamente dato in e attraverso una
molteplicità di lati, aspetti e profili, è l'identità cui ci
riferiamo quando pronunciamo le parole “il cubo” e iniziamo a
predicare le sue caratteristiche. L'identità del cubo è il ponte
tra la percezione e il pensiero».
Robert Sokolowski, Introduzione alla fenomenologia,
Cambridge University Press 2000, Edizioni Università della Santa
Croce con Imprimatur
del Vicariato di Roma 4 ottobre 2002 (traduzione di Paola Premoli De
Marchi, pag. 116-117).
A
parte che non ho capito granché,
’sto
pezzo mi torna utile per ragionare brevemente, e
nondimeno
fenomenologicamente, sul semestre europeo a guida italiana, nello
specifico a guida Renzi, perché egli ce lo fece subito un pensierino
quando fu pungolato nel febbraio scorso di cambiare idea,
defenestrare Letta e diventare presidente del consiglio.
Ora
è pronto, è gonfio, oggi i notiziari dicono che sta limando il discorso, come Callimaco o Calimero non importa.
Io
vorrei, fenomenologicamente vorrei,
porre attenzione sul fatto che sei mesi
fa, quando il
semestre è toccato alla Grecia, esclusi i greci (forse) chi altri in Europa si è appassionato alla questione dell'onere
e dell'onore del siffatto incarico?
A
parte qualche salamelecco istituzionale e diplomatico, nella
sostanza, in
cosa la
guida italiana sarà
diversa dalle
altre, intendendo con
diverso qualcosa di qualitativamente
e quantitativamente migliore
in rapporto alle precedenti
conduzioni semestrali?
Lo
stabile Europa è quello di sempre e il cambio semestrale del
capo-condomino non andrà certo a mutare le fondamenta dell'immobile
e i rapporti di forza e di convivenza degli inquilini. I padroni
del sistema Europa hanno interessi notoriamente diversi dai popoli
d'Europa. E il malinteso
democratico consiste proprio in questo: i politici, che in teoria dovrebbero essere servitori del
popolo, servono in realtà altri padroni.