sabato 25 luglio 2015

Ce la farete eccome

Ogni mese circa, Matteo Renzi scrive una lettera (enews) in cui elenca le cose fatte dal governo che presiede. Il tono è sempre quello di uno che scrive più per blandire che per interloquire con il lettore, che presume amico e sostenitore. Sono lettere patetiche, ma hanno il merito di definire con chiarezza lo stato di egolatria che affligge l'estensore.
«A chi dice: "non ce la farete mai", voglio che arrivi il mio grazie più sincero. Sono gli stessi che dicevano: 80 euro? Non ce la farete mai. Legge elettorale? Non ce la farete mai. JobsAct? Non ce la farete mai. Expo? Non ce la farete mai. Alto rappresentante UE? Non ce la farete mai. Divorzio breve? Non ce la farete mai. Responsabilità civile dei magistrati? Non ce la farete mai. Centomila assunzioni sulla scuola? Non ce la farete mai. Questo ritornello ormai ci fa compagnia. E ci porta fortuna. Quindi, grazie.»
Chi sono coloro che dicono «Non ce la farete mai»? Secondo me, coloro che lo dicono, se ci sono, non sono necessariamente detrattori dell'azione di governo. Anzi. L'affermazione «Non ce la farete mai», in potenza, potrebbe persino racchiudere un auspicio: che il governo possa farcela, speriamo ce la faccia. Casomai, coloro che paventavano la realizzazione dei vari provvedimenti governativi avranno detto di volta in volta: «Sta' a vedere che alla fine ce la faranno davvero a far approvare quella merda legge».
Là dove uno vede intorno a sé dei gufi, i gufi vedono davanti a sé soltanto un topo (cacche annesse).

Inoltre: delle riforme elencate in forma interrogativa, ne spicca una che viene definita in modo parziale, esaltando soltanto uno dei provvedimenti ad essa collaterali: specificamente, anziché dire «Riforma della scuola», Renzi ha preferito scrivere «Centomila assunzioni sulla scuola». Ebbene, si è limitato a ciò perché della riforma nel suo complesso non osa vantarsi?

Io capisco che da uno così può capitare a chiunque di comprare una pentola; però se torna l'indomani a venderti il coperchio uno compra anche quello, sì, ma per darglielo in testa.

1 commento:

lozittito ha detto...

'ste storie di pentole e coperchi mi ricordano un vecchio detto come sempre in grave sconfortante e non più consolatorio ritardo