Lo so, il mio è un pensiero ingenuo e inutile; ma ogni tanto provo a figurarmi, per celia, che il denaro sparisca improvvisamente dal gioco (balordo) delle relazioni umane, ovvero che esso perda la sua ragion d'essere, la sua necessità. Se questo accadesse, cosa succederebbe? Potremmo vivere uno, due, dieci giorni senza alcun contatto coi soldi? Nella nostra società occidentale solo chi sta ai margini riesce a vivere senza denaro: i clochards (i senza tetto né legge) e... i super ricchi: avete mai visto, infatti, un magnate prendere in mano un portafogli? Un borsellino con le monete? Avete mai visto uno sceicco, un berlusconi, un re toccare la vil pecunia? Insomma: solo chi è completamente senza soldi e chi invece ne ha così tanti da non saperli nemmeno misurare, è in grado di vivere come se il denaro non esistesse. Non dico che esso non sia presente nelle loro menti e per ragioni contrapposte; dico solo che essi vivono senza toccarlo, senza passare al bancomat, senza strisciare la carta di credito, senza che esso diventi l'attore principale nella mediazione tra il desiderio e la cosa.
Di contro, pur nella varietà delle gradazioni (cioè: tra i miei mille euro e i quindicimila di Straguadagno) il denaro occupa una posizione predominante nel rapporto tra l'io e il mondo. Per questo – butto là tale provocazione senza nemmeno tentare di giustificarla – credo che per far riacquistare al maggior numero degli individui (della società occidentale allargata) la coscienza che il denaro è un mezzo e non un fine, è un mediatore e non il modello da raggiungere, occorra proporre una giornata mondiale senza denaro in cui la maggior parte della popolazione s'impegna a non spendere un dollaro o un euro o altra moneta.
4 commenti:
Avvilente per me andare al supermarket... Lo faccio il meno possibile. L'ideale sarebbe una volta alla settimana, cercando di spendere 20 € massimo. Ancor più avvilente digitare il pin del bancomat... Vedo il mio scacco ogni volta. Il denaro, quello che la "civiltà" considera "l'equivalente generale della merce", il linguaggio universale della contemporaneità, per me non è che un incantesimo crudele ed una subdola espropriazione... che ci priva di risposta, ci rende ir-responsabili (ormai non siamo più definiti "portatori" sulle banconote, non siamo neanche più riconosciuti come parte contrattuale... Vi è solo un titolo continentale, valorizzato da una serie di prestiti tra banche... che agiscono come nella reazione a catena di un propulsore jet, che porta in orbita e in trionfo per il globo una ricchezza astratta... che produce privazione reale).
Col linguaggio del denaro diciamo sempre e solo merce, anche senza accorgercene... Più che un giorno senza denaro, mi piacerebbe che si ripensasse il senso del denaro tutti i giorni... Dal mio punto di vista dovrebbe essere un accordo politico tra individui che non preveda profitto di terzi (banche o centrali di qualunque tipo)... Una moneta del dono (Mauss), "gnostica", divisibile in due, come il vecchio symbolon...
Grazie Valerio del tuo splendido commento.
Io ci sto.
Grazie a Valerio per il commento, giustamente, ma grazie anche a te, per aver citato uno dei miei film preferiti.
«Sans toit ni loi»? Citazione involontaria, sigh!
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