Stasera ho guardato un pezzettino di Ballarò ed era tanto che non lo facevo (e l'ho sempre fatto poco: troppi ospiti che si parlano uno sopra l'altro, troppo poco spazio per ragionare, molto per abbaiare come Lupi). La manovra in tempi di crisi e i sacrifici che devono esser fatti a partire dalla classe politica. Convincente l'esempio di Boldrin: «il pesce puzza dalla testa, dalla testa si comincia a tagliare». Di cadavere sempre si tratta.
«Anche la coda è scomparsa ora. Uno di quelli si sbriga presto un uomo. Ripuliscono le ossa senza guardare in faccia a nessuno. Ne mangiano tutti i giorni di questa carne. Un cadavere è carne andata a male. E allora cos'è il formaggio? Il cadavere del latte. Ho letto in quei Viaggi in Cina che i cinesi dicono che un bianco puzza di cadavere. Maglio la cremazione. I preti ce l'hanno a morte. Cucina alla diavola per l'altra ditta. Grossisti di bruciatori e graticole. Al tempo della peste. Fosse di calce viva per consumarli. Camera a gas. Ceneri in ceneri. O seppellire in mare [...] Pasto in piena regola per loro. Le mosche arrivano prima che sia ben morto [...] Non gliene importa dell'odore. Pappa di cadavere biancosale che si sfalda: odore, sapore come di rapa bianca cruda»¹.
Ma la vera testa che dice? Cosa se ne fa Lui del suo stipendio da Presidente del Consiglio dei Ministri, Lui, ch'è uno degli uomini più ricchi der monno? (Testa di tonno. Tagliare, via). Bruscolini gettati alla scorta privata. 'Scolta me, Testa di, prìvatene del tuo stipendio in toto e gettalo ogni primo lunedì del mese in una fontana pubblica, diviso in moneta altisonante, per nutrire il plancton che dopo ingoierai, pescecane che non sei altro. Dicci dei tuoi soldi pubblici quanti sono e come li spendi. Ché li dài per caso al pesce siluro del Baltico Ghedini? A proposito: è in ferie l'avvocato milanese? O è stanco? Anch'io lo sono. È tardi, sempre più tardi.
¹James Joyce, Ulisse, trad. Giulio De Angelis, Meridiani Mondadori (pag. 158-9)
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