mercoledì 30 marzo 2016

Si è aperta una finestra. Sarà meglio chiuderla.

A salire nella grande giostra di partite contabili illustrata qui da Fubini, prende il capogiro, per cui, scusate, io scendo subito, ritrovo terra, perché così in alto mi vengono le vertigini.
«Da oltre un anno la Banca d’Italia compra sul mercato, in media, circa otto miliardi al mese di titoli di Stato del proprio Paese in esecuzione di un mandato della Banca centrale europea. Il quantitative easing, il programma di acquisti di titoli varato dalla Bce nel 2015, funziona esattamente così: le decisioni sono prese a maggioranza dal Consiglio direttivo di Francoforte ma le operazioni sui titoli di Stato vengono delegate alle banche centrali nazionali, in modo che il rischio resti tutto confinato nei bilanci di queste ultime. I titoli del Tesoro italiano sono comprati solo dalla Banca d’Italia, e solo ad essa spettano tanto i rischi di perdite che i relativi rendimenti.»
Solo alla Banca d'Italia spettano i rischi. Ah. Come se la Banca d'Italia non fosse in Italia. Cioè: prendi gli americani: hanno venduto una pacca di debito ai cinesi. Poniamo che quel debito non valga più un cazzo: ci rimettono sì o no anche i cinesi? Bene: poniamo che i titoli del Tesoro italiano, comprati dalla Banca d'Italia, in capo a pochi anni non valgano più un cazzo. Chi ci rimette? La Banca d'Irlanda?
«Con le ultime decisioni della Bce qualcosa cambia: da aprile il ritmo degli acquisti accelera da 60 a 80 miliardi al mese per l’area euro e per l’Italia salirà a circa 9 miliardi al mese in titoli sovrani. Entra così pienamente in azione una forza che rende la finanza pubblica meno difficile da gestire, perché la Banca d’Italia alla fine del 2017 finirà per detenere debito pubblico del Paese per (almeno) 215 miliardi di euro. È molto più di quanto investono in debito pubblico le famiglie italiane, più di quanto detengano le compagnie assicurative.»
Avendo la Banca dello Stato comperato il debito dello Stato, lo Stato coi soldi che ha ricevuto in prestito dalla Banca dello Stato, dovrà tentare di diminuire il debito che contrae per sostenersi.
«Questa progressione è iscritta nel quantitative easing. L’anno scorso la Banca d’Italia ha comprato titoli del Tesoro per circa 96 miliardi di euro, nel 2016 e almeno fino a marzo del 2017 accelererà al ritmo di 108 miliardi l’anno. Inoltre, la Bce si è impegnata a far reinvestire in nuovi titoli sia quelli che scadono che i relativi proventi d interessi versati dai governi: per la Banca d’Italia ciò equivale ad acquisti di titoli del Tesoro per altri sette miliardi.

Tutto ciò significa che il governo finirà presto per pagare ogni anno alla Banca d’Italia gli interessi su un decimo del proprio debito, circa 7 miliardi l’anno almeno fino a fine decennio; a sua volta poi la Banca d’Italia restituirà gran parte di quei fondi proprio al Tesoro sotto forma di profitti di esercizio e di tasse sulle plusvalenze. Già solo nel 2015 questi versamenti sono stati di oltre sei miliardi. È come se il debito fosse diventato di colpo più piccolo.»
Il Governo dello Stato pagherà alla Banca dello Stato gli interessi sul debito contratto con la Banca perché la Banca dello Stato ha comperato i titoli dello Stato. Ma a sua volta la Banca dello Stato renderà gran parte del ricavato al Tesoro dello Stato. E tutto ciò farà sì che il debito diventerà più piccolo. Non solo il debito, eccheccazzo.

Ahimè!, che manfrine! Sarà meglio mettersi comodi, seduti, ritrovare una certa stabilità ed un minimo di equilibrio, evitare allarmismi e dire ai passanti che non si preoccupino, no: anche se Bce e Banca d'Italia hanno aperto una finestra, qui in Italia abitiamo tutti a pianterreno.

Nessun commento: