martedì 1 marzo 2016

Una pace separata

« Con gli abiti borghesi mi sentii in maschera. Da troppo tempo ero in uniforme e avevo perso la sensazione della presa dei vestiti. Mi sentivo cadere i calzoni. Avevo comprato a Milano un biglietto per Stresa. Avevo comprato anche un cappello nuovo. Il cappello di Sim non mi andava bene ma il vestito era bello. Odorava di tabacco e nello scompartimento mentre guardavo dal finestrino il cappello nuovo era molto nuovo e il vestito molto vecchio. Quanto a me ero triste quanto la campagna lombarda bagnata che si vedeva fuori attraverso il finestrino. Nello scompartimento c'era qualche aviatore che non si preoccupava molto di me. Evitavano di guardarmi e mostravano molto disprezzo per uno in borghese alla mia età. Non mi sentii insultato. In passato li avrei insultati e incominciato una lite. Scesero a Gallarate e fui lieto di restar solo. Avevo il giornale ma non lo leggevo perché non volevo leggere cose sulla guerra. Stavo andando a dimenticare la guerra. Avevo fatto una pace separata. Mi sentivo maledettamente solo e fui lieto quanto il treno arrivò a Stresa. »


Ernest Hemingway, Addio alle armi, traduzione di Fernanda Pivano, Milano-Roma 1945

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