mercoledì 10 novembre 2010

Qual è il senso della vita?

Ritrovando alcuni appunti di un corso di filosofia morale, leggo:

Il Problema sul Senso della Vita (PSV, Eindhoven) può avere diverse formulazioni. E. D. Klemke, The Meaning of Life, Oxford University Press, 1981, ce ne offre tre; ovvero, la domanda Qual è il senso della vita? può essere articolata in tre domande, queste:
  1. Perché esiste l'universo? Perché c'è qualcosa piuttosto che il nulla? C'è un piano per l'intero universo?
  2. Perché gli esseri umani esistono? Essi esistono per qualche scopo? Se sì, per quale scopo?
  3. Perché io esisto? Esisto per qualche scopo? Se sì, posso sapere quale? Se no, come può la vita avere senso o valore?
Queste tre domande sono, ovviamente, correlate tra loro.
Da un altro punto di vista, il PSV ha significati diversi a seconda delle presupposizioni implicate:
  1. Qual è il senso della vita? (Si presuppone che la vita abbia un senso).
  2. La vita ha un senso? (Si presuppone che possa averlo).
  3. Può la vita avere un senso? È legittimo parlare di senso della vita? (Si dubita sull'intelligibilità stessa del problema).
Eliminando tutte le connessioni tra PSV e sovrannaturalismo religioso, restando cioè nell'unico campo che ci appartiene, il mondano, l'immanente, il qui e ora, l'unico ambito di nostra pertinenza, il naturalismo, darsi come compito nei prossimi giorni, settimane, mesi, anni il rispondere a questi quesiti sul PSV.
A un certo punto della propria vita ogni essere appartenente alla nostra specie deve cominciare a porsi queste domande sul PSV anche solo per avvalersi della facoltà di non rispondere. Se non lo facesse mancherebbe della sua prerogativa umana principale: quella di avere un volto che lo distingue dalla folla. Infatti, sono queste, in buona sostanza, le domande che ci precipitano nella nostra condizione di esseri coscienti. Affidarsi alla dimensione religiosa per tentare una risposta oramai è un giochino fasullo, è come riuscire a risolvere una settimana enigmistica con le istruzioni del numero seguente e veder apparire nelle caselle della nostra mente solo una parola: Dio. Oh, cazzo! Dio, se ci fosse e se fosse responsabile di tutto il nostro percorso evolutivo per arrivare a pensare a queste cose... io credo che stante così le cose, insomma, noi umani avremmo tutto il diritto di prendere Dio per il bavero e farGli un pernacchio coi controfiocchi. Ma Dio si nasconde. E chi si nasconde non risponde. Apriamo noi il dibattito (torna a casa Alex).

6 commenti:

Anonimo ha detto...

(sshhhh...sottovoce...perdonami, è più forte di me...sdrammatizzo a modo mio...bisous...sshhhh...)

Gians ha detto...

Detto alla buona, quasi da bifolco toscano, (non me ne abbiano i bifolchi toscani) ti ho linkato sulla fiducia, infatti non ho capito bene dove vuoi andare a parare, ma ho capito che vuoi parare. In sostanza tutto il PSV, a mio parere è riconducibile alla riproduzione della specie, quindi all'evoluzione.Non credo esista un progetto finale.

paolo ha detto...

Pochi sanno conservare la domanda senza precipitare nell'ansia della risposte fideista.

alex ha detto...

2 cose:

1. ho cambiato casa.

2. a un miniconvegno, dove presentavo le mie idee sul doping e contro quanti si fanno sostenitori del valore di sforzi e sofferenze (il valore morale vero, insomma, tocca star male per essere virtuosi), un docente padovano e una sua collaboratrice mi hanno fatto domande proprio sul senso della vita. ho risposto che la vita non ha alcun senso.

Luca Massaro ha detto...

@ Alex

Due cose, anch'io:

1. Felice trasloco
2. Dici: «La vita non ha senso». Chiusa questione?

Anonimo ha detto...

beh, qual è il senso della vita?
io dico X, pinco pallino Y, gervaso Z, bambalucca P e così via.
nessuno lo sa. perché non c'è.
la vita è solo il contenitore delle pratiche che giochiamo e alle quali diamo senso ("ci piacciono").
ma la differenza tra essere vivi ed essere morti? se se morto non la vedi. non c'è, o meglio, è solo una cosa "posizionale" nel senso che la vedi finché se vivo, quindi non c'è.