Stamani, mentre mi asciugavo, dopo la doccia dopo la palestra, nello spogliatoio, a qualche panca distante da me, due uomini (credo entrambi carabinieri, almeno uno lo so per certo) conversavano sui vantaggi e svantaggi del fare missioni all'estero, volontari.
Uno sosteneva che ci stava pensando, ma non certo per la gloria, soprattutto per fare qualche soldo in più - ma non in Afghanistan, troppo pericoloso, meglio scegliere missioni all'estero meno rischiose.
L'altro confermava la pericolosità afgana, in virtù della sua esperienza: raccontava, infatti, di esserci stato in passato, alcuni mesi, e bisognava tutti giorni stare attenti alle mine e alle imboscate. Dunque, continuava, ci vuole una forte motivazione per andare là. Meglio il Kosovo, allora: in fondo là ci si limita a qualche posto di blocco.
«Certo che hanno fatto una bella porcata nei Balcani, li hanno fatti scannare, e tutto perché non c'è petrolio. Gli americani intervengono celermente solo dove c'è petrolio».
E l'altro: «Se la crisi economica peggiora, faremo anche noi la fine dei Balcani: ma in fondo pare sia quello che vogliono, la guerra. È il meccanismo della crisi che porterà a ciò, perché solo la guerra garantirà la ripresa, altro che discorsi: una volta azzerato tutto, vedrai quanta creazione di posti di lavoro per ricostruire sulle macerie».
«Ma che guerra vorranno che sia? Quella che basta premere un bottone e ciao?»
«No, quella è anti-economica: i signori della guerra amano situazioni tipo la Siria, l'Afghanistan, robe così, distruzioni non apocalittiche. Il potere non può comprimere a lungo il malcontento, né reprimerlo coi manganelli. S'inventeranno qualche guerra, è necessario».
Dato che mi ero già asciugato e rivestito, e dato che la loro era praticamente una conversazione pubblica, mi volto verso loro e noto - presuntuosamente - che una mia opinione sarebbe gradita. E, riprendendo un passaggio dell'Intervista sul potere di Antonio Carioti a Luciano Canfora, letta poco prima sul mio Kindle, questa:
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dico: «L'enormità del divario tra chi ha di più e chi di meno è un dato di fatto, ma non si capisce perché tutto questo venga accettato come ineluttabile. La massa popolare, in Occidente soprattutto, forse perché lobotomizzata dal consumismo e dai media, non aspira più a mungere il capitale come si deve, né esistono partiti politici che propongano tale mungitura. Ma quanto conviene ai capitalisti di tenere tutto il latte per sé? Cosa cazzo se ne fanno? Quando saranno circondati da zombi affamati, dove si rifugeranno?».
Uno dei due, in procinto di andare, per chiudere con una battuta la conversazione, risponde:
«Nei loro yacht, debitamente attrezzati per stare al largo anche anni interi: quando saremo tutti morti di fame, potranno tornare e fare razzia di quello che resta».
Sorrido e saluto e, dirigendomi verso l'armadietto, mi mordo la lingua per non aver ribattuto:
«Già. Speriamo non vi costringano a fargli da guardia».
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