«Dal 28 aprile, dopo la sparatoria davanti a palazzo Chigi, hanno iniziato a circolare centinaia di messaggi che dicono "Dovevano sparare a te", "la prossima sei tu", "càcati sotto, a morte i politici come te". La magistratura è avvertita, le denunce sono partite. "Ma è come svuotare il mare con un bicchiere. Credo che ci dobbiamo tutti fermare un momento e domandarci due cose: se vogliamo dare battaglia - una battaglia culturale - alle aggressioni alle donne a sfondo sessuale. Se vogliamo cominciare a pensare alla rete come ad un luogo reale, dove persone reali spendono parole reali, esattamente come altrove. Cominciare a pensarci, discuterne quanto si deve, poi prendere delle decisioni misurate, sensate, efficaci. Senza avere paura dei tabù che sono tanti, a destra come a sinistra. La paura paralizza. La politica deve essere coraggiosa, deve agire".»
Ipotizzare che per fermare tutta la valanga di violenza verbale e iconica diffusa nella Rete occorra una Nuova Legge, è contribuire all'idea che lo Stato sia impotente: come, non esiste già nel nostro ordinamento democratico qualcosa che punisca gli autori di siffatti messaggi vergognosi, frutto di vigliaccheria, violenza e stupidaggine assolute? Messaggi che offendono, appunto, la persona che li riceve e la sua dignità?
Per agire concretamente, il Parlamento dovrebbe semplicemente stimolare il Governo a trovare i fondi per fornire alla Magistratura e alle Forze dell'Ordine i mezzi per un maggiore e più efficace contrasto delle cosiddette Campagne di Odio che si scatenano, in genere, contro le donne, gli immigrati, gli ebrei, gli omosessuali, gli stessi politici. Giacché nutro il fondato sospetto che una Nuova Legge andrebbe soltanto a limitare la libertà di espressione di coloro che non usano il web per scrivere tali cattiverie e scemenze, tali minacce e offese.
In fondo, invitare un politico (o una donna, un ebreo, un immigrato, un omosessuale) ad «andare a cacare» non è affatto la stessa cosa che invitare qualcuno a sparargli (o spararle). Tra il cesso e la tomba la differenza è abissale. Se poi qualcuno augura tutte e due le cose ("càcati sotto, a morte i politici come te"), vale la seconda e partano denuncia e sanzione.
1 commento:
Casaleggio ha citato più volte "1984". Ma non ha detto che in quel libro erano ricorrenti le "giornate dell'odio", quando tutti si sfogavano a urlare contro qualcuno.
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