lunedì 6 maggio 2013

Il saliscendi del pensiero


Questa tensione del pensiero. Questo pensare alto. Questo tentativo di catturare con la parola (modalità del pensiero) la realtà. Mi sento inadeguato, mi sforzo inutilmente, mi spremo invano le meningi, ma per poco: il pensiero va lasciato sciolto.

Un paio di tette portano a spasso un cane al guinzaglio.
Che bel cane, che belle tette.

- Mi scusi, signora: sa che ore sono?
- Che cazzo vuoi?

A questo punto io dovrei mostrare sorpresa, unita a una certa irritazione, come se veramente fossi interessato a sapere che ore sono, mentre sto gettando il sacco della spazzatura dentro al cassonetto, nel momento preciso in cui passa la summentovata proprietaria di tette.

Sorrido, rispondo:

- Non voglio un‘ cazzo’: vorrei sapere solo l'ora.

La signora mi guarda – e, a questo punto, data l'espressione, penso che potrebbe accadere di tutto, persino che ella inizi a gridare «Aiuto, al molestatore!».

Stlang!

Il portellone del cassonetto si è abbassato di colpo provocando il consueto rumore.
Il cane ha concluso di annusare intorno all'aiuola e, per questo, inizia a tirare. Il guinzaglio si tende. La signora sorride e, controllando il cellulare, mi dice:

- Sono le tette meno un quarto.

Il pensiero basso.

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