Questa tensione del pensiero. Questo
pensare alto. Questo tentativo di catturare con la parola (modalità
del pensiero) la realtà. Mi sento inadeguato, mi sforzo inutilmente,
mi spremo invano le meningi, ma per poco: il pensiero va lasciato
sciolto.
Un paio di tette portano a spasso un
cane al guinzaglio.
Che bel cane, che belle tette.
- Mi scusi, signora: sa che ore
sono?
- Che cazzo vuoi?
A questo punto io
dovrei mostrare sorpresa, unita a una certa irritazione, come se
veramente fossi interessato a sapere che ore sono, mentre sto
gettando il sacco della spazzatura dentro al cassonetto, nel momento
preciso in cui passa la summentovata proprietaria di tette.
Sorrido, rispondo:
- Non voglio un‘
cazzo’: vorrei sapere solo l'ora.
La signora mi
guarda – e, a questo punto, data l'espressione, penso che potrebbe
accadere di tutto, persino che ella inizi a gridare «Aiuto, al
molestatore!».
Stlang!
Il portellone del
cassonetto si è abbassato di colpo provocando il consueto rumore.
Il cane ha concluso
di annusare intorno all'aiuola e, per questo, inizia a tirare. Il
guinzaglio si tende. La signora sorride e, controllando il cellulare,
mi dice:
- Sono le tette
meno un quarto.
Il pensiero basso.
Nessun commento:
Posta un commento