giovedì 23 maggio 2013

Vola vola vola la violenza


Sì, classi sociali, divisione del lavoro, sfruttamento dell'uomo sull'uomo... Tutto è terribilmente complicato, anche a farla semplice, a spogliare il re e lasciarlo nudo, come un lombrico, bello pronto per essere beccato dal primo merlo che passa. 
La violenza è una determinazione dell'umano in quanto specie animale tra le altre, eppure diversa e non stiamo qui a farla lunga sul perché e come e quanto sia diversa, cogliamo al volo questo dato e via.
Ma la violenza intraspecifica dell'uomo (come vedete evito di parlare della violenza dell'uomo sulla natura, dettata da mere ragioni di sopravvivenza) è qualcosa di affatto particolare, a me viene sempre in mente la scena dei primordi, come magnificamente è stata rappresentata da Stanley Kubrick.

Gli umani, insomma, spesso si ammazzano. E ammazzarsi non è che sia tanto simpatico, il sangue che scorre provoca comunque un pensamento, una riflessione: non sarà mica che quella cosa rossa scorra anche dentro me? Calma, ragioniamo, inventiamo un totem, un dio, un qualcosa che possa frenare, contenere questa peste che ci contagia tutti. E giù riti religiosi a scorrere, sacrifici e umani (prima) e animali (poi), e preghiere, e voti. Meglio che muoia un uomo solo che perisca tutto il popolo. Massima politica per eccellenza, roba da sacerdoti e politici finissimi, appunto.

Ogni società si fonda sulla violenza e coloro che gestiscono questa violenza (ne hanno il monopolio giuridico) guidano la società.
Le leggi sono somministrazioni, a volte in dosi omeopatiche, a volte in dosi da manganello, della violenza incanalata nel perimetro dello Stato. Dire: «Io sono dalla parte della Legge», significa dire «Io sono dalla parte di un esercizio controllato della violenza da parte di un'Autorità riconosciuta». Ogni violenza che cozza, che lede, che graffia tale Autorità, è violenza fuorilegge.

La violenza contro un'Autorità costituita diventa legittima quando il paravento legislativo non è più sufficiente a coprire i reali interessi di classe (la classe che è al potere). 
Quello che frega, nelle moderne democrazie liberali, è che chi è al potere lo fa con una legittimità “democratica” garantita da costituzioni che si fondano su principi bellissimi.

Come si fa infatti a ribellarsi contro coloro che si richiamano alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?
Il monopolio della violenza non è mai stato così al sicuro.

P.S.
Il titolo, oltre all'Ape Maia, mi rammenta questa meraviglia:

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