lunedì 28 aprile 2014

I giovani garantiti

In un'intervista a l'Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci nel 1924, il ministro del lavoro Poletti ha dichiarato che il primo maggio partirà il programma Garanzia Giovani, avente come obiettivo primario quello di abbattere l'elevatissimo tasso di disoccupazione giovanile. Garanzia Giovani è rivolto
«A tutti quelli che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo nessun corso formativo. I cosiddetti neet. Per loro dal primo maggio è possibile registrarsi sul portale garanzia giovani. Tutti verranno chiamati da un’agenzia per l’impiego regionale o privata convenzionata per un colloquio, da cui scaturirà un profilo. Sulla base di questo profilo entro 4 mesi sarà fatta una proposta concreta. Potrà essere un contratto di apprendistato, un corso di formazione, un percorso di specializzazione o un servizio civile presso i centri che saranno selezionati attraverso dei bandi. Oltre ai lavoratori, stiamo lavorando perché anche le imprese si iscrivano al portale, per facilitare il lavoro di incrocio tra offerta e domanda di lavoro delle agenzie». 

Sono davvero curioso di vedere chi farà una proposta concreta tra cotante imprese:
via La Stampa

Forse quelle che esportano armi in Ucraina e in Russia?

CRITICONE. In una guerra combattuta per i beni supremi della nazione, ossia per il profitto e per riempirsi la pancia, il piano infernale di affamarci è un espediente molto più morale, perché più armonico, che non l'impiego di lanciafiamme, mine e gas. Perché in quel caso l'arma è tratta dalla materia stessa della guerra moderna. Che dei mercati diventino campi di battaglia e viceversa può volerlo soltanto il guazzabuglio di una civiltà che ha costruito dei templi con le candele steariche e ha posto l'arte al servizio del commerciante. L'industria però non deve impiegare degli artisti né fornire dei mutilati. Il falso principio vitale si perpetua in un falso principio di morte, di nuovo il mezzo diverge dal fine. Quando due cooperative di consumo si azzuffano, la più morale è quella che affida il mantenimento dell'ordine non già ai consumatori stessi, bensì a una polizia da loro assoldata, e se si contenta di soffiare all'altra i clienti o anche soltanto le merci, è allora che agisce nel modo più morale possibile. Prescindendo poi del tutto dal fatto che queste sanzioni non sono che un avvertimento dato agli Imperi Centrali perché le risparmino ai loro cittadini ponendo termine a una guerra insensata. Se finora il contabile non ha fermato la mano del cavaliere, lo dovrebbe fare proprio adesso, quando perfino il cavaliere può rendersi conto che non si tratta di una giostra, bensì del cotone.
OTTIMISTA. In questa guerra si tratta...
CRITICONE. Bravo, in questa guerra si tratta! Ma la differenza è questa: gli uni pensano alle esportazioni e parlano di ideali, gli altri ne parlano, di esportazioni, e basta questa sincerità, questa distinzione, per rendere possibile l'ideale, anche se non esistesse per altri versi.
OTTIMISTA. Ma non mi dica che quelli hanno a cuore un ideale!
CRITICONE. Niente affatto, vogliono soltanto togliercelo e riconquistarlo per noi curando l'umanità tedesca dell'incivile tendenza a usarlo a mo' di confezione per i suoi prodotti finiti. Per il tedesco i beni ideali sono un di più che si aggiunge agli altri beni affidati agli spedizionieri. I tedeschi sono convinti che nell'impiantare una metropolitana non si possa fare a meno di Dio e dell'Arte. È questo il cancro. In una cartoleria di Berlino ho visto un pacco di carta igienica, sui cui fogli il senso e l'umorismo della relativa situazione erano illustrati da citazioni shakespeariane. Eppure Shakespeare resta uno scrittore nemico. Ma ce n'era anche per Schiller e per Goethe, il pacco abbracciava l'intero patrimonio della cultura classica tedesca. Mai come in quel momento ho avuto netta la sensazione che si tratta veramente di un popolo di poeti e di pensatori.»

Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanità, (1915?), Adelphi, Milano 1980, Atto Primo, Scena XXIX.

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