«Ci
sono state centinaia di migliaia di profughi ebrei che prima non si
erano mai interessati di politica e che ancor meno erano stati
politicamente attivi. Ma è stata la politica a interessarsi a loro.
In questo senso anche loro, pur se solo in modo passivo – ma che
significato ha “solo” in questo caso? –, sono stati profughi
politici. Ogni ebreo che ha lasciato la Germania lo ha fatto per
motivi politici.
Cancellare
ogni traccia di una coscienza di classe era un principio politico dei
dirigenti nazionalsocialisti. E questo è proprio ciò che fecero –
e con un successo spaventoso – offrendo un gruppo di uomini a
milioni di poveri, di vittime del “sistema”, di proletari
disoccupati e di piccoli-borghesi proletarizzati, nei cui confronti
essi – i proletari intendo – si potessero – no, si dovessero –
sentire superiori; su cui potessero scaricare l'odio che avevano
accumulato e potessero – no, anzi, dovessero – a loro volta
trattare da vittime. Nel linguaggio della politica “potessero”
significa sempre “dovessero”, se non addirittura “fossero
obbligati”. Nel mio libro Die molussische Katakombe [La
catacomba molussiana] il
principio della dittatura suona così: “Se vuoi uno schiavo fedele
regalagli un sotto-schiavo!”. E ancora: concedendo ai poveri
l'etichetta di “ariani”, negata agli ebrei, li si era fatti quasi
diventare dei nobili. E siccome costoro, come presunti membri della
“razza dei signori”, sembravano essere davvero dei signori,
dimenticarono che continuavano a essere servi. Per procurare loro la
sensazione di essere nobili, ci voleva qualcosa che li ponesse in
risalto, dei sotto-uomini: noi, in poche parole.
Se
non fossimo esistiti, Hitler ci avrebbe inventati. Pertanto, il suo
antisemitismo non era semplicemente uno degli attributi del
nazionalsocialismo ma il mezzo per vincere la battaglia contro la
coscienza e la lotta di classe. E prima di venir usati in questo
modo, fino al culmine della soluzione totale, noi ebrei eravamo
costretti a scappare. Ed è per questo che eravamo tutti profughi
politici.»
Günther
Anders, Opinioni di un eretico, Theoria,
Roma-Napoli 1991.
Il principio è sempre lo stesso, aggiornato ai tempi moderni. L'unica differenza è che, ai nostri giorni, è difficile concentrare l'odio su un unico punto: occorre diversificare. A questo pensano egregiamente gli organi di informazione che creano ad arte ebrei depotenziati su ebrei depotenziati, i quali, periodicamente, assurgono al ruolo di sotto-schiavi; è indispensabile far deviare l'attenzione su qualcosa d'altro anziché sulle vere cause della crisi. L'importante è che la coscienza di classe venga inibita, impedita, distratta: siamo tutti uguali davanti alla legge e tutti siamo sovrani esercitando il nostro diritto-dovere di voto. E tutto questo ci pone in risalto e ci rende pari, per es., a Marchionne e ad Elkann: anzi, più di loro noi abbiamo la fortuna di non esser costretti a scappare. In Olanda.
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