venerdì 18 aprile 2014

Sorgiva

Da un po' di tempo a questa parte mi piace riscrivere Marx. Questo perché, leggendolo, m'imbatto in passi che mi sembrano sorgenti di acqua calda, benefica, che mi viene spontaneo rimettere in circolo (la circonferenza di una cruna di un ago) ché altri ci possano mettere i piedi e la mente e provare ristoro - come provo io - o irritazione - come proveranno coloro che hanno Marx a noia.

« Quanto più la produzione si configura in modo tale che ogni produttore viene a dipendere dal valore di scambio della sua merce, ossia quanto più il prodotto diviene realmente valore di scambio, e il valore di scambio diviene oggetto immediato della produzione, tanto più devono svilupparsi dei rapporti di denaro e le contraddizioni che sono immanenti al rapporto di denaro, al rapporto del prodotto con se stesso in quanto denaro. L'esigenza dello scambio e la trasformazione del prodotto in puro valore di scambio procedono di pari passo con la divisione del lavoro, vale a dire con il carattere sociale della produzione. Ma nella stessa misura in cui quest'ultimo si sviluppa, si sviluppa il potere del denaro, il rapporto di scambio si afferma cioè come potenza esterna ai produttori e da essi indipendente. Ciò che originariamente appariva come un mezzo per promuovere la produzione, diviene un rapporto estraneo ai produttori. Nella stessa misura in cui i produttori vengono a dipendere dallo scambio, lo scambio sembra divenire indipendente da essi, e sembra crescere il baratro tra il prodotto in quanto prodotto e il prodotto in quanto valore di scambio. Non è il denaro che genera queste antitesi e contraddizioni; è invece lo sviluppo di queste contraddizioni e antitesi che genera la potenza apparentemente trascendentale del denaro. »

Karl Marx, Grundrisse, Quaderno I, “Il capitolo del denaro”, 64-37, 65-11. Edizione Einaudi.

Il brano testé ricopiato, oltre a spiegare le ragioni di fondo della sovrapproduzione fa, conseguentemente, intuire il perché del puttanaio economico che stiamo vivendo, ivi compresa la spaventosa produzione di spazzatura.
Riguardo a quest'ultima, credo che la responsabilità del singolo abbia un certo peso - eziandio ben calcolato dai sostenitori della decrescita felice - sulla produzione esponenziale di rifiuti; nondimeno, è ovvio che la responsabilità individuale, pur grande che sia, è e sarà sempre poca cosa di fronte alla responsabilità di un sistema economico strutturalmente irriformabile in cui ogni produttore dipende dal valore di scambio.

Ciò detto, seppur senza entusiasmo, continuerò a fare raccolta differenziata, anche se in un certo qual modo avverto che le discariche a cielo aperto e cielo chiuso hanno, in sé, qualcosa di rivoluzionario.

Nessun commento: