«Capisco che un'oculista non deve leggere (semmai deve mettere i suoi pazienti in condizioni di leggere). Ma cosa c'entra l'immigrazione e l'eventuale integrazione con le competenze di un'oculista? Ovviamente niente. È chiaro che la nostra brava ministra non ha il dovere di leggermi.»
Capisco che un professore autorevole, politologo d'indubbia fama, che scrive editoriali per il Corriere della Sera (non so se oggi pubblicato sulla colonna di destra o di sinistra, l'ho letto online), non deve leggere gli articoli di uno dei blogger più famosi d'Italia (articoli che, tra l'altro, sono pubblicati su L'Unità online); certo è che, se l'avesse fatto, forse, non avrebbe nuovamente commiserato l'attenzione per la lettura di un suo saggio che egli stesso giudica - al pari di un Alfonso Luigi Marra quando giudica i suoi libri* - il libro definitivo, il manuale di riferimento sull'argomento immigrazione e integrazione.
Ma lasciamo perdere, già Leonardo ha detto tutto al riguardo.
Vorrei soffermarmi sull'incipit
«Quando cadde il Muro di Berlino tutto il mondo libero esultò. L'inconveniente fu che il marxismo-leninismo-stalinismo - in breve, il comunismo - rimase orfano, rimase senza ideologia. In Germania, nel 1959 a Bad Godesberg, la sinistra tedesca ripudiò quel passato e divenne una autentica socialdemocrazia con tanto di Mitbestimmung (cogestione) tra sindacati e padronato (altro che il sindacato di lotta e di conquista come a tutt'oggi la Fiom italiana).Tutto a giro anche nell'Occidente restano, è vero, schegge di comunisti duri e puri (come Vendola in Italia). Ma il fatto resta che il marxismo-leninismo è morto. Come sostituirlo? In Italia la trovata è stata il «terzomondismo», abbracciare la causa del Terzo mondo.»
Avete capito qualcosa di ciò che ha scritto Sartori? Io questo: che la caduta del muro di Berlino (1989) privò il comunismo dell'ideologia di riferimento (il marxismo-leninismo-stalinismo), mentre la sinistra tedesca abbandonò il marxismo-leninismo-stalinismo nel 1959 abbracciando un'altra ideologia (socialdemocrazia). E con ciò? Aspettate.
«Tutto a giro anche nell'Occidente...[che espressione è “Tutto a giro”, mah!] ... restano, è vero, schegge di comunisti duri e puri (come Vendola in Italia)».
Vendola comunista duro e puro? Sarà, ma a me sembra tanto tenero e tanto impuro (il mio non è un giudizio morale, ma politico, sia chiaro).
«Ma resta il fatto che il marxismo-leninismo è morto». È vero: da un punto di vista biologico Marx e Lenin sono morti. Ora, io Lenin non lo so perché non l'ho (ancora) letto, ma sto leggendo Marx, piano piano, a poco a poco, e - per quel che vale il mio giudizio da studente - mi sembra molto più vivo il defunto Marx che il vivo Sartori. Di più: sono arciconvinto che, tra qualche decennio, sarà molto più probabile che gli umani leggeranno Marx anziché Sartori. Almeno lo spero da un punto di vista evolutivo.
A tal proposito, ributto là questa idea che da un po' mi balena, che è poco più di una intuizione, voglio tuonarla: sostenere che il marxismo è un'ideologia è un abbaglio, tanto quanto sarebbe considerare il darwinismo un'ideologia. Fare a meno di Marx perché il comunismo reale ha fallito è uno dei più grandi errori della scienza politica ed economica contemporanea; sarebbe come se la scienza biologica facesse a meno di Darwin soltanto perché la selezione della razza hitleriana è stata sconfitta dalla storia e il darwinismo sociale confutato (anche se è ancora in atto, drammaticamente, visto il predominio di una determinata classe sociale di parassiti). In breve: l'opera di Karl Marx è una delle più grandi conquiste intellettuali che l'umanità abbia in dote, un capolavoro teorico fonte d'inesauribile ispirazione per comprendere come funzionano le dinamiche che regolano i rapporti economici. E qui mi fermo, vado a leggere Il processo di scambio.
- Sì, ma prima dicci qualcosa sul terzomondismo?
- No, non ho il dovere di scriverne.
*Almeno Marra lo fa a pagamento, mentre Sartori viene sicuramente pagato per i suoi editoriali rincoglioniti.
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