Oggi pomeriggio, al sole leggendo, mi si è presentato alla mente Ligresti padre, figli e capitali santi, e mi sono domandato se stesse meglio lui agli arresti domiciliari o io a piede libero.
«Dipende da cosa intendi con “meglio”» s'è affacciata la vocina della coscienza a tentare di rincuorarmi.
Certo, sta meglio lui ai domiciliari, che un cassa integrato in deroga che abita, magari sotto sfratto, alle Case Minime.
«Non fare del populismo d'accatto», m'avverte la vocina - ancora un suo richiamo e la mando a fare in culo.
Perché viviamo in uno stato di diritto e uno è colpevole solo se viene accertato dopo i tre gradi di giudizio. Sì, vero, ma io mi sotto le palle di aspettare la cassazione per stabilire se uno è un pezzodimerdatestadicazzofottutoparassitaladro oppure no. Ecco.
La vocina tace, l'avevo avvertita. Eppure non posso non controllare il mio perimetro di vita, le mie condizioni qui e là sotto tutti gli aspetti per evincere che no, porca puttana, il mio non è risentimento o populismo, giacobinismo o giustizialismo, è il cielo azzurro intravisto tra le foglie di un nocciolo che mi intima: «Prendi coraggio, spara il tuo giudizio, e di’: “Speriamo che gli sparino nel culo al padre (cit.), ai figli e ai capitali santi, affinché tutto l'accumulo si disperda come coriandoli e sia, finalmente, carnevale pour tout le monde”».
Nessun commento:
Posta un commento