Non sono mai riuscito a scrivere qualcosa per informare qualcuno di essere assolutamente certo di alcunché. Presuppongo e basta. Intuisco e non dimostro. Presagisco e non agisco.
A me il blog serve essenzialmente per sgombrare la mente da pensieri che non fanno in tempo ad arrivarmi addosso che subito vogliono essere traslocati, impacchettati alla bell'e meglio e spediti, poco adorni e mal confezionati, come se a conservarli avessero fastidi, non sia mai, e volessero trovare un'allocazione diversa per sentirsi probabilmente a miglior agio. In altri termini, se io penso una cosa non la penso a lungo: soffro di pensamenti precoci, li eiaculo velocemente come se avessi fretta di arrivare a quella sorta di orgasmo intellettuale che è vederli pubblicati, ossia mandati in giro a civettare complimenti e/o critiche e/o inscalfibile silenzio. C'è un perché in tutto questo? È una smania, un vizio, una ricerca vana di un sovrappiù di esistenza che altrimenti non sembrerebbe garantito?
No, è una specie di dialogo con me stesso, una “scissione dell'io”, di Paura seconda:
Niente ha di spavento
la voce che chiama me
proprio me
dalla strada sotto casa
in un'ora di notte:
è un breve risveglio di vento,
una pioggia fuggiasca.
Nel dire il mio nome non enumera
i miei torti, non mi rinfaccia il passato.
Con dolcezza (Vittorio,
Vittorio) mi disarma, arma
contro me stesso me.
Vittorio Sereni, Stella variabile, 1981.
Colgo l'occasione di segnalare la puntata di Wikiradio, trasmessa oggi da Radio Tre, ascoltabile anche adesso in podcast, Vittorio Sereni raccontato da Franco Buffoni, nella quale ho ritrovato tal poesia di Sereni (letta in modo straordinario da Buffoni) che non ricordavo così importante e bella. Ah, domani Emilio Gentile, sempre a Wikiradio, dalle 14 alle 14:30 (ma tanto è riascoltabile) racconta la caduta del fascismo.
1 commento:
Anche per me scrivere su un blog, è una specie di dialogo con me stesso, sintomo forse di una sorta di solitudine "intellettuale" (si fa per dire...)
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