«Settembre, andiamo è tempo di scrivere un romanzo»
Poco fa, su Fahreneit, meritoria trasmissione culturale pomeridiana di Rai Radiotre, quando il conduttore ha letto il suddetto elenco di autori e libri, ho pensato questo: ma quanti cazzo di romanzi - poiché, se non erro, sono romanzi - vengono pubblicati in Italia? Altolà: non è un discorso di invidia o di gelosia perché qualcuno ha pubblicato romanzi presso editori famosi, magari facendosi anche pagare, e io no. Non è questo. Io non ho scritto, né scrivo (neanche credo scriverò) romanzi. Io mi preoccupo perché questi romanzi qualcuno dovrà pur prendersi la briga di leggerli. E sono tanti. Sono migliaia di pagine, milioni di parole. Per cosa, in fondo? Certo, per gli scrittori, più o meno di professione, questo è un lavoro più o meno remunerato. Quanto remunerato? E, allo stesso tempo, le case editrici quanto guadagnano mediamente con tali pubblicazioni? La Mondadori, per esempio, per recuperare il salasso di mezzo miliardo e passa di euro che deve rendere alla Cir di De Benedetti, quante copie di Francesco e Carmine Abate e/o Eraldo Affinati dovrà vendere? Sono temi importanti, questi.
Penso anche a Bompiani che ha avuto il merito di pubblicare Betty di Roberto Cotroneo, libro sicuramente ispirato da numerosissime tazze di verde bevute durante freddissimi backstage autunnali. Penso inoltre a Minimum Fax che ha pubblicato di Alessio Torino, Urbino, Nebraska: siamo sicuri sia Alessio e non Alassio?
Un plauso a tutti indiscriminato per i titoli originalissimi e accattivanti. Un posto anche per me; Il posto delle donne; Niente che sia al suo posto: forse che, per le difficoltà di trovare posto negli scaffali, lo hanno fatto nei titoli? E poi: Il pianeta senza baci (e senza bici); Il bacio del pane: quante pene. E ancora: L'albero e la vacca, Il casale (settore primario), La fabbrica del panico (settore secondario), Elogio del ripetente (terziario avanzato). Infine, il titolo - ispirato sicuramente dall'acronimo di Istituto Tecnico Industriale Statale - che li riassume tutti: Inutile Tentare Imprigionare Sogni. Meglio decapitarli, subito.
4 commenti:
Io volevo scriverlo un romanzo, ma mi hai bruciato tutti i titoli.
Peccato che Giardino, Cenere, sia stato già scritto :-O
Io invidio quelli che non scrivono romanzi. Possono scherzarci sopra con tutta l'ironia o addirittura il sarcasmo che la questione merita.
Per me, che ne ho scritto uno che con ogni probabilità non verrà mai pubblicato e ne sto abbozzando due che presumibilmente seguiranno lo stesso destino, ogni nuovo flusso di escrezioni letterarie in libreria è una palla.
Chi me lo fa fare? Mi dico ogni volta. Facessi parte di qualche parrocchietta avrei già espletato anch'io le mie brave funzioni escretorio - letterarie. E adesso sarei contento in mezzo a baci del pane, posti delle donne, sfumature di grigio e altrettanta merda.
Da un lato mi dico che è meglio: non confondiamoci con questa gente. Non che mi voglia prendere così sul serio, però c'è poco da fare, scrivere un romanzo che si presuma decente è una fatica improba. E specialmente in Italia devi stare attento a quello che scrivi e come lo scrivi. Basta un'alzata di sopracciglio e smetti di esistere. Non è vero che c'è posto per tutti. Ogni scrittore è in guerra con gli altri, sempre o quasi. A meno che non produca romanzi usa e getta.
Però, così, a naso, forse Urbino Nebraska è quello che nella rosa di fahrenheit potrebbe ispirarmi di più: potrebbe perfino essere decente.
Ciao e scusa lo sproloquio.
Niente ho da scusarti, caro Massimo. Autopubblicati, con un ebook, o - capitolo per capitolo - sul tuo blog.
Posta un commento