«La partita non è finita», dice a fortiori Silvio il Sordido. Per spiegarne le ragioni occorrerebbe fare come sempre fa Franco Cordero: un riassuntino della vicenda imprenditoriale e politica dell'egoarca dagli albori a oggi. Non ne ho voglia, presuppongo tutto quello che c'è da presupporre e arrivo al punto.
Sulle reti Mediaset vanno in onda tre spot autocelebrativi dell'azienda, tutti all'insegna dello slogan «Così, giusto per ricordarlo» (vedi anche qui e qua)
Mediaset ricorda, dunque, ma non ricorda tutto: è molto selettiva nei ricordi, ci sono molte omissioni, molti rimossi: occorrerà mica uno psicoanalista aziendale? Per parte mia, unitamente agli articoli sopra linkati, vorrei ricordare l'indimenticabile stagione dei decreti Berlusconi emanati, tra il 1984 e il 1985, dal governo Craxi, soprattutto riportando un estratto di un articolo di Vittorio Feltri scritto per l'Europeo dell'11 agosto 1990:
« Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna »
Ora, a parte che il genitore non morì suicida per la vergogna, bensì alcuni anni più tardi, in esilio, per le complicazioni derivanti dal diabete, è indubitabile che l'intestatario, Berlusconi Silvìo, i propri comodi se li è fatti definitivamente. Ecco perché quando sostiene che la partita non è finita non ha torto: ancora l'arbitro non ha fischiato, ancora le gambe non sono state sollevate. Le sue.
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