Fare beneficenza è indubbiamente preferibile a fare le testadicazzo, questo i signorotti capitalisti di oggi l'hanno capito - ed è un gran progresso vederli girovagare per i luoghi ameni dell'Italia dispensando il volgo con nobili gesti, anziché macchiarsi di turpi nefandezze.
Un plauso quindi a due giovani galantuomi, i quali, ognuno a suo modo, tentano frequentemente di riscattare la loro condizione sociale di ricchi sfondati (!) con iniziative meritorie come quelle che li vedono (il Matteo in bicicletta) o li vedranno (il Lapo, che sta pensando a una fondazione) impegnati.
Sono persuaso che lo spirito umanitario che li anima e sprona sia provocato da una sorta di tenue senso di colpa che li pungola in quegli sporadici momenti in cui si domandano: «Ma che cazzo ho fatto per meritarmi tutto questo?». Per evitare l'ineluttabile risposta: «Niente», essi, previa scrollatina del parasimpatico, e previa telefonata ai loro segretari particolari per farsi ricordare il cazzo niente che hanno da fare, riflettono, magari in compagnia di amici o amiche o ruffianelli vari, su quale gesto eclatante ma mica poi tanto, potrebbe riportarli per un po' a galla sulla scena mediatica nostrana, sì da mostrare al mondo che loro sono cittadini impegnati che lottano insieme a noi.
Io amo questo tipo di persone, perché non ne conosco alcuna di persona. Sono un tipo fortunato con le amicizie, io.
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