«MENIPPO.
E giusto è quanto immagini, amico. Perciò, salito come ti è
possibile sulla luna, viaggia con la mente in mia compagnia e con me
osserva tutta per intero la disposizione delle cose sulla terra. E
pensa in primo luogo di vedere la terra molto piccola, molto più
minuta – precisiamo – della luna, al punto che, curvatomi ad un
tratto per vedere, non riuscii per un bel po' ad appurare dove
fossero le così alte montagne e il così grande mare; e se non
avessi veduto il Colosso di Rodi e la torre di Faro, tieni per certo
che la terra non l'avrei affatto riconosciuta. Ma invece quelle
costruzioni, superiori alle altre in altezza, e l'Oceano che brillava
appena al sole mi indicarono che ciò che vedevo era la terra. E una
volta che ebbi puntato e fissato lo sguardo, ecco mostrarmisi tutta
intera la vita degli uomini, non solo popolo per popolo e città per
città, ma anche, e chiaramente, nelle singole persone di coloro che
navigavano, che facevano la guerra, che coltivavano i campi, che
amministravano la giustizia, e nelle donne, negli animali e, insomma
in quanti esseri nutre “la terra donatrice di biade”.»
Luciano,
Icaromenippus sive Hypernephelus, traduzione
italiana in Id., Dialoghi, a
cura di V. Longo, vol. II, Utet, Torino 1986
La tecnica è arrivata ad un punto che la meravigliosa visione lunare di Menippo è stata ampiamente superata da una più stupefacente visione terrestre. In altri termini, non importa salire sulla luna per osservare la disposizione delle cose sulla terra: per vedere per intero la vita degli uomini, «popolo per popolo e città per città», basta aprire gli occhi e non lasciarsi condizionare dalle vulgate correnti. Le informazioni sono state raccolte, la situazione è chiara: le persone continuano a navigare, alcune delle quali anche a rischio della propria vita; altre si fanno la guerra; altre ancora lavorano nei campi, nelle officine, negli uffici; altre non lavorano affatto o perché disoccupate (la moltitudine) o perché sfruttano il lavoro altrui (la classe sociale al potere) - e chi amministra la giustizia lo fa su principi che sono stati ribaltati:
«La Costituzione pone il lavoro a fondamento, come principio di ciò che segue e ne dipende: dal lavoro, le politiche economiche; dalle politiche economiche, l’economia. Oggi, assistiamo a un mondo che, rispetto a questa sequenza, è rovesciato: dall’economia dipendono le politiche economiche; da queste i diritti e i doveri del lavoro.» Gustavo Zagrebelsky, Fondata sul lavoro, Einaudi, Torino 2013
E nonostante la terra doni un più elevato numero di “biade”, esse vengono masticate o appartate da un esiguo numero di crapuloni indefessi (che si declinano in varie maniere, a seconda delle tradizioni locali: dallo sceicco arabo petroliere al capital-comunista cinese, dallo speculatore americano al magnate russo, dal profumiere e sciampista francese al pattumiere televisivo italiano - senza dimenticare, armatori, trafficanti, predicatori e papi), lasciando affamati un incredibilmente alto numero di esseri, animali e donne compresi (infatti, in molta parte di mondo, le donne, essendo averi, faticano a diventare esseri).
Per concludere: l'immaginazione di volare per osservare la terra dall'alto è da tempo diventata realtà; l'immaginazione di abitarla secondo giustizia, uguaglianza e libertà resta ancora un'utopia. E tutto questo solo perché ci sono tecniche che ci si impedisce di utilizzare. Quali? Fare i cannibali a Davos, per esempio.
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