martedì 1 ottobre 2013

Sauf le respect que je vous dois




Io ho molto rispetto per i dirigenti del Partito Democratico quando essi dicono che hanno molto rispetto per il travaglio politico e ancor più umano che i dirigenti del Popolo della Libertà stanno vivendo. Ho molto rispetto per le vicende politiche, insomma, nel loro complesso, perché io sono persona rispettosa e pronta a rispettare ciò che, a tutta prima, sembrerebbe avere caratteristiche poco rispettabili.
Il rispetto è una necessità, perché se viene meno il rispetto, uno la smette di rispecchiarsi e di mandare affanculo se stesso, anziché tutto l'arco costituzionale, compreso il Presidente della Repubblica. È questo il punto: il rispetto è un rispecchiamento. Siccome sono una persona razionale - almeno spero - la quale sa che la violenza, financo verbale, di per sé non serve a nulla, e che è inutile, quindi, mandare a fare in culo e stramaledire questo e quello; ma che, altresì, sa che, in qualche modo, la violenza, financo verbale, va sfogata, espressa, pena la somatizzazione implosiva di tutti fare in culo che si vorrebbero augurare alle stramaledette testedicazzo che si hanno a noia e ci stanno di traverso nel gargarozzo,  allora, per mantenersi dentro il perimetro costituzionale del rispetto, io mi rispecchio davanti allo specchio e mi mando, ferocemente, a quel paese da solo. È un grido sordo, ché non vorrei far preoccupare il vicinato e neanche arrischiarmi in qualche danno esoso e autolesionista contro la salle de bain e me. E lo specchio subisce i miei improperi e mi restituisce, allo stesso tempo, tutta la smorfia irata che coinvolge il mio viso paonazzo. E se putacaso mi viene in mente Roberto Speranza, ecco, ho la fortuna di avere a portata di mano il pulsante Geberit: quello per la roba grossa.

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