Io
ho molto rispetto per i dirigenti del Partito Democratico quando essi
dicono che hanno molto rispetto per il travaglio politico e ancor più
umano che i dirigenti del Popolo della Libertà stanno vivendo. Ho
molto rispetto per le vicende politiche, insomma, nel loro complesso,
perché io sono persona rispettosa e pronta a rispettare ciò che, a
tutta prima, sembrerebbe avere caratteristiche poco rispettabili.
Il
rispetto è una necessità, perché se viene meno il rispetto, uno la
smette di rispecchiarsi e di mandare affanculo se stesso, anziché
tutto l'arco costituzionale, compreso il Presidente della Repubblica.
È questo il punto: il rispetto è un rispecchiamento. Siccome sono
una persona razionale - almeno spero - la quale sa che la violenza,
financo verbale, di per sé non serve a nulla, e che è inutile,
quindi, mandare a fare in culo e stramaledire questo e quello; ma
che, altresì, sa che, in qualche modo, la violenza, financo verbale,
va sfogata, espressa, pena la somatizzazione implosiva di tutti fare
in culo che si vorrebbero augurare alle stramaledette testedicazzo
che si hanno a noia e ci stanno di traverso nel gargarozzo, allora,
per mantenersi dentro il perimetro costituzionale del rispetto, io mi
rispecchio davanti allo specchio e mi mando, ferocemente, a quel
paese da solo. È un grido sordo, ché non vorrei far preoccupare il
vicinato e neanche arrischiarmi in qualche danno esoso e
autolesionista contro la salle de bain e me. E lo
specchio subisce i miei improperi e mi restituisce, allo stesso
tempo, tutta la smorfia irata che coinvolge il mio viso paonazzo. E
se putacaso mi viene in mente Roberto Speranza, ecco, ho la fortuna
di avere a portata di mano il pulsante Geberit: quello per la roba
grossa.
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