giovedì 3 ottobre 2013

Presenze stimolatrici

«Il mio dialogo con Dio è (ri)partito ormai da tanto tempo, perché tutt[i] abbiamo bisogno di una presenza stimolatrice. Provo un gran senso di pace nel sapere che, come dice Papa Francesco, Dio sa tutto quel che mi accade. Anche quando mi hanno tolto mezzo polmone e sradicato un cancro dal rene, la coscienza che c’è una sentinella a vigilare sulla mia vita mi ha aiutato [...]. Non credo, infatti, che il nodo alla gola e la lacrima che ti scende davanti alla bellezza di una sinfonia o di una poesia siano frutto solo dell’esperienza. Papa Francesco è partito spedito per la sua strada come Vettel al volante della sua Ferrari in Formula Uno [*]. E ha dimostrato subito di essere uno che fa quel che dice». (via)

Io di Vecchioni ho molto rispetto: mi piacciono molte delle sue canzoni, che ho ascoltato tanto e volentieri in un certo periodo della mia vita (su due piedi mi vengono in me Carnival e Mi manchi). Degli ultimi suoi dischi, non posso dire niente perché, a parte la canzone bruttina con la quale vinse Sanremo, non li ho ascoltati. Così come non ho letto i suoi romanzi, e quindi, figuriamoci, se mi permetto di esprimere un giudizio al proposito. 
Sulla sua candidatura al premio Nobel per la letteratura... Boh, potrei anche caldeggiarla, a patto di intendersi sul significato di “Dio come presenza stimolatrice”: cioè a dire: se intendesse «Dio è come l'anfetamina», avrebbe senz'altro il mio ininfluente appoggio.
Scherzi a parte, Dio stimola, sì, ma cosa? La prostata o il punto g? Le difese immunitarie o la fantasia? Inoltre, a quanto traspare, Dio c'è soltanto perché ne abbiamo bisogno. O che discorsi sono questi? Come si fa a essere così egocentrici da ritenere Dio una stampella stimolatrice, una «sentinella» che vigila sulle nostre vite come se fosse Lui in persona a farci da Angelo custode? O che cazzo di Dio sarebbe se non si potesse nemmeno permettere degli angeli al proprio servizio? E poi: io non sapevo dei terribili malanni che hanno colpito Vecchioni e spero tanto si sia ristabilito pienamente. Ciò nonostante, un cantante-professore illuminato come lui come fa ad ammettere l'esistenza di una sentinella che ha vigilato su di lui in modo profittevole e che invece non ha fatto bene il suo lavoro con altri meno fortunati?
Io non nego ad alcuno, nemmeno a me, l'eventualità di poter “dialogare” con Dio in certi momenti, e di avere l'idea di parlarci veramente. Il problema però, lo sappiamo bene, sorge quando vai a raccontarlo, perché, volente o nolente, si fa presto a passare per un Paolo Brosio. In buona sostanza: avere un'idea di Dio come se fosse la stessa cosa di un santino di Padre Pio, beh, secondo me Dio, se ci fosse, s'incazzerebbe - e a ragione. Perché Dio o è tutto oppure è nulla.


[*] È una svista “sportiva”, per carità, e la colpa è della redazione di Avvenire che poteva benevolmente correggerlo.  Niente di grave, errori che, per quanto seguo lo sport, potrei commettere anche io; tuttavia, non capisco perché uno si mette a usare similitudini sportive se poi non sa bene di cosa parla.

2 commenti:

Massimo ha detto...

Non c'è tutta questa differenza tra Vecchioni e Brosio: la cultura non ti serve se la morte ti addenta i talloni. Ti attacchi alle cosucce, a papa Francesco, alle "sentinelle" ecc. ecc.
Sto leggendo lo splendido saggio di Morselli, Fede e critica. Che differenza di tempra nella ricerca del significato del sentimento religioso, rispetto a questi convertiti da supermarket delle religioni. Da quando abbiamo smesso di interrogarci sull'origine del male? Non c'è più un vero dubbio, perché non c'è più vera fede, solo santini per scacciare la paura, sentirsi "stimolati" e non soli come dei coglioni. Neanche di fronte a cataste di morti un Vecchioni o un Brosio si fanno domande. In questo sono simili tra loro e sintomi di un'epoca. Navigano nel sentimento perché hanno paura della verità, qualunque essa sia.

Luca Massaro ha detto...

«navigano nel sentimento»... mi ricorderò di questa frase ogni volta che dovrò salpare.