Premessa: delle vicende ucraine, so quanto mediamente sa un normale lettore, o radioascoltatore, o telespettatore, cioè abbastanza per avere un'idea, ma poco per aver l'ardire di manifestarla come se fossi un esperto o un inviato; premetto, altresì, che non nutro alcuna simpatia, né quindi difendo in alcun modo Janukovyč e che, anzi, sono istintivamente contento sia decaduto. -
Ho premesso questo perché stamani, in auto, saranno state le 7:50, mentre ascoltavo la rassegna stampa di Prima Pagina, Radio Tre, condotta questa settimana da Gian Antonio Stella, ho avuto un moto di indignazione (eufemismo), quando il noto giornalista ha pronunciato quanto segue:
«A proposito anche delle obiezioni della gentile signora che ieri mattina ha telefonato descrivendo la magnanimità, la grandezza di Janukovyč travolto dalla rivoluzione anti-democratica, lo stesso Francesco Battistini [sul Corsera] racconta la storia di una delle schifezze che vengono rinfacciate a Janukovyč...»
Lì per lì, ho preso il telefono, ho composto il numero verde, 800050333, per chiamare la redazione, ma niente, ho provato sino alle 8:30, sempre occupato.
- Oh, Massaro, spiega: per cosa t'incazzi? Qual nefandezza avrebbe lo Stella commesso?
Deh!, gentil lettore devi pazientare e, cortesemente, leggere la seguente trascrizione tratta dal
filo diretto con gli ascoltatori della stessa trasmissione
Prima Pagina, Radio Tre, del giorno avante,
lunedì 24 febbraio 2014. Conduttore, sempre Gian Antonio Stella.
Terza telefonata. (7':52"). Chiama una «gentile signora»:
Maria Elena da Milano: - La
chiamo per intervenire sulla narrazione che è stata fatta in
Ucraina, una narrazione che mi ha un po' preoccupato sia televisiva
che giornalistica […] per due motivi: il primo, è perché io,
insomma, ho letto “la dittatura è finita” cose
di questo tipo, quando, per
quanto io non nutra alcuna simpatica per Janukovyč; Janukovyč è
stato eletto democraticamente quattro anni fa. E quando i giornali
scrivono: “Il dittatore grida al golpe”, in
realtà dovrebbero scrivere: “Il presidente legittimo
parla di golpe” che,
effettivamente, è quello che tecnicamente è avvenuto in Ucraina.
Quindi, tutta questa narrazione del mostro, la costruzione del
mostro: ho letto cose incredibili, tipo che aveva il gabinetto
d'oro, ho visto le foto di
questo gabinetto d'oro, salvo
poi scoprire che questo gabinetto non era suo, non era affatto nella
sua “reggia”, diciamo così, perché vorrei sapere invece come
sono le altre degli altri capi di stato. Oppure, quando leggo
l'infermiera che twitta: «Sto morendo»,
quando invece poi si scopre ch'è viva […] insomma tutta una serie
di falsità spacciate per vere senza alcuna verifica. È un
giornalismo così sciatto, così asservito che mi preoccupa veramente
tanto. Ecco, questo volevo dire.
E poi,
la descrizione di Julija
Tymošenko come una eroina, quando parliamo
di un'oligarca che nel periodo delle privatizzazioni negli anni '90
si è arricchita dal nulla ed è diventata una delle donne più
ricche del suo paese, anzi la donna più ricca del suo
paese, chiamata anche la
principessa del gas, una
donna che è stata condannata per malversazione, per aver fatto dei
contratti di acquisto del gas sfavorevoli per il suo paese con la
stessa Russia. Quindi, il parlamento, per farla uscire, ha dovuto
votare una legge che cancellava quel suo reato dalla legislazione
ucraina. Quindi stiamo parlando di questo, cioè, la narrazione di
questi fatti, sui nostri giornali, sui nostri media è stata
vergognosa, così come è stato in Siria, così come è stato in
altri paesi.
E poi
scusi, la seconda parte del mio intervento...
Gian
Antonio Stella: - Sì, signora, concluda perché ci sono
anche gli altri, solo per questo.
Maria
Elena: - Sì, sarò
molto rapida, anche perché sono curiosa di sapere cosa mi dirà lei.
La narrazione a doppio registro. Quando noi vediamo in piazza
manifestazioni così feroci, con l'utilizzo di armi, la narrazione
che viene fatta dai nostri giornali, dai nostri media è quella di
eroi che scendono in piazza, di ribelli che cercano di liberare il
loro paese dal dittatore. Quando vediamo i nostri ragazzi scendere in
piazza, ovviamente non armati di pistole e di fucili come è avvenuto
a Kiev, ma molto più tranquilli, che al massimo spaccano qualche
vetrina o altro...
Gian Antonio Stella: - Signora, se
lei non chiude le devo togliere la parola e non voglio farlo
Signora: - Sto
parlando di libertà di espressione
Gian Antonio
Stella: - Ho capito, e magari ci sono anche altri ascoltatori che
vogliono parlare della stessa roba al posto suo, abbia pazienza.
Signora: - Allora
io voglio parlare semplicemente di questa doppia narrazione: i
nostri ragazzi sono dei criminali, quelli [i rivoltosi di Kiev] sono
dei liberatori. La mia riflessione è finita.
Gian Antonio
Stella: - Allora, che ci siano delle perplessità sul cammino
scelto dai vari paesi ex comunisti nel loro tragitto verso la
democrazia è fuori discussione. Che, a suo tempo, gli stessi
giornali avessero parlato della Julija Tymošenko in maniera diversa
da quella in cui si è parlato in questi giorni è anche questo vero.
Però, come è sbagliato leggere la verità tutta da una parte, può
essere sbagliato anche leggerla tutta dall'altra. Signora, mi
perdoni: mi par di aver capito, a seguire le cronache di questi
giorni, che la reazione del presidente in carica, sicuramente
democraticamente eletto, è stata talmente sproporzionata con la
scelta di far sparare sulla folla, che persino i suoi lo hanno
sfiduciato.
Che poi il
problema non si possa risolvere con una manifestazione e con gli
scontri in piazza, questo è fuori discussione, né in Italia, né a
Kiev. Ci sarà bisogno di nuove elezioni, con delle garanzie diverse
che possano consentire sia a quelli che che vorrebbero restare legati
alla Russia, sia a quelli che vorrebbero diventare più legati
all'Europa di poter esprimere al meglio le loro opinioni. Non so se
si andrà verso una balcanizzazione, mi auguro di no. Sicuramente,
voglio dire, andare a difendere una persona eletta però piuttosto
autoritaria che fa sparare sulla folla, vabbè. Che poi uno possa
essere diventato così ricco da farsi una villa come quella che si è
vista con lo zoo, eccetera eccetera, vabbè, insomma, mi sembra
difficile. (13':34")
Precisazione: narrazioni (e vetrine) a parte (Maria Elena deve probabilmente essere una potenziale elettrice di Vendola o, meglio, semplice lettrice de Il Manifesto) la gentil signora - oltre a non aver mai difeso Janukovyč, ha sollevato due precise obiezioni a Gian Antonio Stella, il quale le ha clamorosamente eluse - e vabbè, ne ha il diritto, ma non aveva il diritto di travisarle.
È questo che mi ha fatto incazzare, anche perché ciò mi conferma in dei sospetti, ossia che tutta l'operazione giornalistica d'inchiesta e di denuncia di Gian Antonio Stella non serva a un beneamato cazzo, se non a rincalzare le coperte di coloro che il potere ce l'hanno già.
Infatti, nonostante La Casta abbia avuto più lettori di dieci libri di Bruno Vespa (dico a occhio), cosa è successo in Italia? Che i problemi non si possono «risolvere con una manifestazione e con gli scontri di piazza, questo è fuori discussione». Come a dire: bisogna fare le riforme. Come a confermare: continui tutto così che tanto poi io e Rizzo ci scriviamo un nuovo libro sopra e vaffanculo.
Se in Italia, soprattutto in Italia, l'indignazione non si trasforma in piazza che prende pneumatici e li brucia, cosa resta di essa? Una vittoria prima della Lega, ora dei Cinque stelle, una vittorina di partito di Renzi, e sempre al centro un delinquente, che non avrà fatto mai sparare sulla folla, ma rispetto al quale Janukovyč è una mezza sega.
In breve: il mio sospetto è che anche i cosiddetti migliori facciano parte del giro dei poteri costituiti. E che le caste di volta in volta additate siano soltanto dei meschini Janukovyč di turno, sui quali basta poco per concentrare il pubblico ludibrio, la rabbia, la sacrosanta voglia di rivolta - che a poco a poco si sgonfia e si secca come una merda di vacca su un prato in fior (Beckett).
Se a Kiev basta un cesso di oro zecchino per scatenare una rivoluzione, perché a Roma non basta un Palazzo Grazioli o una sede di partito in via del Nazareno?