«Il bevitore di vino tende all'allegria, alla chiacchiera. Il bevitore d'assenzio è perduto nelle sue fantasticherie; più che vera ubriachezza, l'assenzio induce uno stato di vaporoso stordimento, una rigida estasi.» Corrado Augias, I segreti di Parigi, Mondadori 1996
Essendo un nepotista, sono stato a votare mio nipote. È candidato consigliere in una lista civica appoggiata dal Pd per le elezioni comunali. Ho votato lui (più la croce sulla lista e il nome di una donna per la parità), ma poi basta. Appena entrato nel seggio ho detto: «Voglio solo una scheda, non voglio la scheda delle elezioni europee, e mi raccomando: sia messo agli atti». Ho controllato, l'hanno scritto nel registro che Massaro Luca non ha voluto la scheda per eleggere i rappresentanti italiani al parlamento europeo.
Inoltre, sia detto di passata, sempre a causa di ragioni nepotistiche, mi hanno dato l'incarico di rappresentante di lista per le comunali, quindi, domani alle 14, dovrò assistere agli scrutini. In aggiunta, oggidì, ho dovuto presenziare, soprattutto in serata, allo svolgimento delle votazioni. Nelle tre sezioni presenti alla sede elettorale è stato ampiamente superato l'80%. A detta dei presenti, ciò è avvenuto perché le elezioni del sindaco richiamano un numero maggiore di elettori, facendo da traino anche alle europee. In effetti, su seicentocinquanta elettori della sezione dove svolgo questo ruolo di pseudocontrollore, soltanto in tre (due maschi e una femmina) hanno rifiutato la scheda elettorale delle europee.
Ultima notazione. Una volta firmato i verbali, il sigillo dell'urna per le comunali e delle buste contenenti i documenti e le schede elettorali avanzate, per curiosità ho assistito all'inizio dello spoglio delle prime trenta schede. Risultato parziale: 29 voti al PD - alcuni dei quali aventi preferenze, compresa una data a Matteo Renzi - e una scheda nulla sulla quale, senza apporre alcuna croce, in uno spazio bianco è stato scritto: Pinco Pallino
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