sabato 10 maggio 2014

Voce del verbo: ammazzare

pic
«Tu mi hai anche raccontato che da ragazzo, in quella bella scuola carmelitana, mangiavi pallottole secche di sterco di vacca.»
James Joyce, Dedalus, Ritratto dell'artista da giovane, Adelphi, Milano, pag. 250 (traduzione di Cesare Pavese).

È altamente probabile che Mister Alan Friedman, con quella penna, abbia firmato autografi agli acquirenti del suo fortunato libro.
Mettiamoci nei panni di un ventenne bramoso di cultura, di arte e letteratura, di filosofia, di politica, di scienza che va al Salone del libro e s'imbatte in due personaggi così. O diventa Stephen Dedalus oppure, cosa diventa?

A parte ma mica poi tanto.

Io al Salone del Libro ci sono stato una volta, al primo (si chiamava Fiera e si svolse il 19-23 maggio 1988), poi basta.
E mi ricordo (ma forse è un ricordo che ho già ricordato) che, mentre ero allo stand dell'Adelphi con Dedalus appena acquistato, passò Umberto Eco - e mi sarebbe piaciuto avere un autografo da lui, ma dove? Sarei stato pronto persino a sacrificare Joyce, ma saggiamente l'amica torinese che mi accompagnava me lo impedì.

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

E poi nei blog e sui giornali c’è stato chi ha eccepito (si fa per dire) sulle qualità letterarie di Marquez (che pure a me non entusiasma) e l’assegnazione del Nobel. Qualcuno di questi critici ricorda di aver letto Sully Prudhomme, Bjornstjerne Bjornson, o frequantato l’opera in lingua occitana di Frédéric Mistral? E cos’hanno provato nel leggere Rudolf Eucken e Paul von Heyse? Ho letto Fame di Knut Hamsun e non mi pare che nemmeno questo libro figuri tra i classici, pur meritando di essere letto. E se qualcuno mi chiedesse ragguagli su Knut Pedersen Hamsun, non saprei che dirgli. Leggo che aveva uno spiccato senso del conflitto d’interessi e fu per questo motivo, subito dopo morto, insignito del Nobel. Altri tempi. E qualcuno mi sa decantare delle grandi qualità letterarie di Grazia Deledda o di Dario Fo? Ho letto tutto ciò che è stato pubblicato di quest’ultimo e devo dire che si fa fatica a riconoscergli qualità letterarie almeno discrete. Che poi sul palcoscenico sia un grande attore, è altro paio di maniche. E non mancheranno i denigratori alla sua morte, nonostante il suo avvicinamento a Grillo. Insomma, di Marquez si deve dire tutto il male possibile per le sue idee politiche, ma se si fosse chiamato William Golding o Wislawa Szymborska, a nessuno sarebbe venuto in mente di dire alcunché. La letteratura è un business come un altro, ai tempi di ‘sto colera.