Carlo De Benedetti ha paura di Google e ci spiega il perché elencando alcune paure. Tuttavia, una di tali paure è tanto mascherina che, confessandola, rivela molto più di quanto era nelle intenzioni dell'ingegner pauroso. Infatti, egli confessa di aver paura della
«incapacità da parte dei regolatori di mettere potenziali concorrenti globali e locali su uno stesso piano [con ciò favorendo] la concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi, con rischi per la natura stessa del capitalismo di mercato».
Ma cazzo! è la natura stessa del capitalismo di mercato a determinare naturalmente (ehm, ehm) «la concentrazione di ricchezza e di potere nelle mani di pochi». È così da sempre, in tutti i settori economici: dal primario, al secondario, dal terziario semplice a quello superavanzato ovunque ci sono uno o due o tre monopolisti che tengono per le palle il cosiddetto mercato, addirittura facendo persino cartelli per imporre certe condizioni capestro al ricosiddetto libero mercato (vedi la recente vicenda che ha visto coinvolte Novartis e Roche).
In verità, l'editor timoroso ha paura di esser sbranato da un pescecane più grosso, giacché - converrete - se Carlo De Benedetti fosse lui uno dei proprietari di Google col cazzo che avrebbe paura di se stesso.
Continuerebbe a scrivere la sua rubrichetta, ma con argomenti diversi, tipo la fiducia, l'ottimismo, il migliore dei mondi possibili.
Le paure sarebbero altre, la pellagra per esempio.
1 commento:
T'ho scopiazzato, mo lo sai.
giovanni
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