domenica 23 agosto 2009

Corriere della Domenica

Ho comprato il Corsera. Ho letto il fondo di Ernesto Galli della Loggia che invoca la politica nostrana di non abbandonare l'idea di nazione, di patria, in vista del venturo anniversario dell'Unità d'Italia; inoltre egli fa una critica a quel variegato sentimento vittimistico di ogni fazione che accusa, da sempre, il potere e il potente di turno che si trova alla guida dello Stato, di essere la causa di ogni male italico. Certo, bene o male, dopo quasi 150 anni, da Cavour a Berlusconi, l'Italia è ancora in piedi, nonostante la Lega, nonostante il Vaticano, nonostante eccetera. Per quanto ancora? Per sempre? Tra trecento anni l'Italia esisterà come nazione?

Altro articolo da segnalare per la sua vacuità è quello di Armando Torno, «Verità, la fede che sfida il nulla» che pubblicizza un libro edito, ehm, da Rizzoli e scritto a quattro mani da Alessandra Borghese e il cardinal Caffara. Io mi chiedo come il giornale di riferimento dell'editoria italiana possa ospitare un simile articolo, anche pensando alla tradizione delle firme che hanno onorato tale testata: penso a Montale, a Pasolini, a Sciascia, e altri ancora. Per elogiare tal libro il Torno parte con un discorso a pera sulla verità per criticare certi “filosofi da intrattenimento televisivo” senza dire a chi si riferisce (i nomi, Torno, i nomi non sia pavido) anche se si può intuire chi siano (penso a Vito Mancuso). Poi c'è questo passaggio:

«Eppure tutti abbiamo bisogno di una verità. Piccola, grande, magari banale, comunque necessaria anche per le semplici scelte. Tra i pensatori ci si può allenare a definirla più che a trovarla, giacché la filosofia è una palestra ma non va confusa con la vita. L’unica verità che ci resta addosso, che cambia, giunge dalla fede. Lo sanno i rivoluzionari e ben lo capisce chi crede in una rivelazione. Per questo il libro di Alessandra Borghese e del cardinale Carlo Caffarra, La verità chiede di essere conosciuta (Rizzoli, pp. 176, 18 euro), merita la massima attenzione e giacché aiuta o avvia un confronto con coloro che si pongono domande sull’argomento. Lo scrivente non desidera nascondersi dietro il dito e ammette di essere cattolico, pur con dubbi e problemi. E tra le poche cose che ha capito vivendo c’è l’importanza della fede: vale più un errore commesso per credere di tutti i ragionamenti politicamente corretti degli ultimi decenni».

Dicendo che “la verità viene dalla fede” si poteva anche nascondere dietro una sequoia, egregio Torno, e fermarsi lì.

Infine: mi accorgo che, come da tempo vedevo sulla Domenica del Sole 24 Ore, anche gli articoli a firma del Corriere sono corredati, a calce, della scritta ©RIPRODUZIONE RISERVATA. Perché? Temono che diffonda a gratis il loro verbo?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

mancuso è teologo, non filosofo

Luca Massaro ha detto...

Lo so, cercavo a tentoni di capire a chi il Torno indirizzasse le sue ironie sui "filosofi televisivi", e dacché Mancuso ha scritto a quattro mani con Augias il fortunato "Disputa su Dio" ho ritenuto che a questi il Torno si riferisse.

Anonimo ha detto...

qualche idea: vattimo. ok, finite le idee :D
no, dai, anche zecchi è filosofo da intrattenimento tv. però zecchi non tratta la verità, credo.
potrebbe anche essere qualcosa contro i cattolici non allineati del san raffaele, tipo de monticelli.
oppure semplicemente torno dà del filosofo a mancuso per squalificarlo come senza fede, non teologo vero.
o ancora, magari torno non sa che mancuso è teologo e non filosofo.

però penso alla de monticelli, per la questione della verità a prescindere dalla giustificazione autoritaria della stessa; è proprio questione logica, non si può parlare o ragionare di qualcosa se non si è convinti della sua verità. verificazione. boh. io non mi perdo in queste cose, ma quando uno dice "domani è martedì" dice la verità, come quando dice "2+2=4", quindi le verità c'è alla faccia dei relativisti.

su questo tema si girano in tanti... dalla cei che dice che la verità esiste - e ce l'hanno in custodia loro, a marconi che scrive un libercolo, a vattimo, alla de monticelli e via dicendo. troppa gente.