giovedì 5 settembre 2013

Di tre cose, una.

«C'erano tre cose: il corpo, lo spirito, Dio. Il corpo era il mondo, l'anima lo spirito. E la stessa anima, era posta quasi in mezzo avendo fuori di sé il mondo, entro di sé Dio, e aveva ricevuto un occhio col quale poter vedere fuori di sé il mondo e le cose che erano nel mondo: e questo era l'occhio della carne. Aveva ricevuto anche un altro occhio col quale poter vedere se stessa e le cose che erano in se stessa, e questo era l'occhio della ragione. Inoltre aveva ricevuto un altro occhio col quale entro se stessa poter vedere Dio e le cose che erano in Dio, e questo è l'occhio della contemplazione. Finché l'anima ebbe questi occhi aperti e liberi, vedeva chiaramente e discerneva rettamente; ma quando le tenebre del peccato penetrarono in essa, l'occhio della contemplazione ne fu spento, in modo che non poté veder altro; l'occhio della ragione divenne offuscato in modo da veder tutto oscuramente. Rimase nella pienezza della sua chiarezza l'occhio che non fu estinto, il quale finché ha chiara la vista, ha limpido anche il giudizio. Ma un giudizio sicuro; poiché ciò che non vede chiaramente, discerne in maniera dubbiosa. Questo è il motivo per cui i cuori degli uomini più facilmente si accordano nelle cose che percepiscono con l'occhio della carne, che in quelle che attingono con l'occhio della mente e col senso della ragione, poiché quando vedono chiaramente, non discordano nel giudicare. Poiché dunque l'uomo ha l'occhio della carne, può vedere il mondo, e quelle cose che sono nel mondo. Parimenti, poiché ha solo in parte l'occhio della ragione, vede solo in parte l'animo e quelle cose che sono nell'animo. Ma poiché non ha l'occhio della contemplazione, non è capace di vedere Dio e le cose che sono in Dio. La fede dunque è necessaria perché si vedano con essa quelle cose che non si vedono, e sussistono in noi per mezzo della fede quelle cose che non sono presenti in noi per mezzo delle loro specie.»

Ugo di San Vittore, De Sacramentis, lib. I, parte X, c. II, col. 329-220, Migne. Vol. 176 (tratto da Grande Antologia Filosofica, Marzorati, vol. IV, Il pensiero cristiano.

Certo che c'è stata una bella sottrazione: di tre cose, ne è rimasta una e questo fa la differenza. Solo corpo, solo corpo, solo corpo, poco spirito, punto Dio. Peccato, però, che il corpo non abbia dismesso del tutto di credere, di credere di credere, di affidarsi alla fede. C'è ancora così tanta fede nel mondo che l'occhio della carne vede cose che non si vedono e non vede cose che si dovrebbero vedere, che sarebbe importante vedere per scoprire fuori di sé il mondo e le cose ivi contenute.

L'occhio della carne non si è ancora assunto, per intero, la propria responsabilità di agente unico della visione...

Nessun commento: