mercoledì 18 settembre 2013

Strane immagini


«Strane immagini. Rappresentavano una folla di cose. Non cose vere, altre che gli rassomigliavano. Oggetti di legno che rassomigliavano a sedie, a zoccoli, altri oggetti che rassomigliavano a piante. E poi due facce: era la coppia che aveva pranzato vicino a me, l'altra domenica, alla birreria Vézelize. Grassi, caldi, sensuali, assurdi, con le orecchie rosse. Vedevo le spalle e il petto della donna. Esistenza nuda. Quei due là – d'un tratto, ciò mi ha fatto orrore –, quei due là continuavano ad esistere da qualche parte di Bouville: da qualche parte – in mezzo a quali odori? – quel petto morbido continuava a carezzarsi contro stoffe fresche, a raccogliersi nei merletti e la donna continuava a sentirsi il petto esistere nella sua blusa, a pensare: “Le mie tettine, i miei bei frutti”, e a sorridere misteriosamente, attenta all'espandersi dei suoi seni che la solleticavano, e poi ho gridato e mi son ritrovato con gli occhi sbarrati.»

Jean-Paul Sartre, La nausea, (1938), Einaudi, Torino 1947 (traduzione di Bruno Fonzi).


Ho gridato anch'io stasera, forte; e ho anche bestemmiato, molto. Gli occhi mi si stanno sbarrando, ora, mentre ripenso a quelle cornici digitali sullo sfondo che mandano in onda alcune foto patinate della vita familiare di quello là – d'un tratto, ciò mi ha fatto orrore – e lui continuava a esistere da qualche parte, in mezzo a quali odori, a quali immagini.

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