Da quando mia moglie mi
ha buttato fuori di casa, forte del fatto che la casa è intestata a
lei – anche se l'ho pagata praticamente tutta io, col mio lavoro (è
appunto per motivi miei di lavoro che essa risulta a suo nome, avevo
fatto un finanziamento per avviare la mia attività imprenditoriale e
non volevo arrischiarla con un'ipoteca) – non è che vivo male,
anzi. Mi sono trovato un appartamento raffinato in centro, faccio le
mie cose tranquillo, in piena libertà e, soprattutto, non mi sono
mai abbandonato alla rabbia nei confronti di colei che, oltre a
essere la madre dei miei figli, è stata anche l'unica donna che ho
amato veramente e che, in fondo, in un certo qual modo, amo ancora,
anche se la stronza s'è trovata subito un nuovo compagno che dorme
nel letto dove dormivo io, si rilassa sul divano che ho comprato io e
defeca nel cesso rialzato sul quale avevo conquistato la mia (perduta) regolarità intestinale.
Ma vabbè. A parte tutto
ciò che, obiettivamente, mi rende uno scornato, non mi sento
depresso, né tantomeno un risentito. Ecco, la rabbia non so
cosa sia: mai ho pensato di prendere le armi contro 'sto cazzo di
situazione e mettere fine ai fantasmi che, a qualcuno (ma non a me),
potrebbero infettare la mente e scatenare la violenza. Io non ho tali
fantasmi. Non ce la faccio a dire puttana a mia moglie, né ad aver
voglia di spararle in bocca a lei a quel figlio di puttana. No. Come
ho accennato, mi sono ricreato una mia vita, ho conquistato una
libertà che prima non mi rendevo conto poteva essere così
facilmente alla mia portata – e di tutto questo devo ringraziare
lei (e forse lui, anche se la troia mi ha detto che non mi ha
lasciato per quel bastardo, ma io ci credo poco).
Ma vabbè. Insomma, pur
se non ho il coraggio di dire che sono felice, confesso che sto bene,
e questo è tanto, è molto. Sto come un cinquantenne che non ha
problemi economici o di salute (regolarità a parte), che ha il suo giro di amici e di
conoscenze e che non vive il calo fisiologico del testosterone come
un dramma. Anche perché, ogni tanto, qualche morning glory anticipa
la sveglia, perlomeno dopo che ho sognato di attaccarmi al seno
morbido della segretaria, la quale, da quando ha partorito, viene
sempre al lavoro con la camicetta aperta, come se, oltre al figlio,
dovesse allattare in fretta anche i suoi colleghi e me, soprattutto,
che sono il suo principale.
Sono, infatti, da alcuni
anni, titolare di una srl, che ci consente, a me e al mio socio, la
possibilità di ricavare buoni utili. Per la precisione, il mio socio
è lo stronzo bastardo che va a letto, nel mio letto, con l'ancora
ufficialmente mia moglie (siamo da poco separati, ma non
legalmente). Tuttavia, ripeto: io non ce l'ho con lui, né con lei,
io non sono un arrabbiato, un risentito, uno che vuole fargliela
pagare a tutti e due, no. Io voglio solo riconquistare la mia
regolarità intestinale. È per questo che sono il primo ad arrivare
in ufficio, tutte le mattine, per cagargli sopra la sua scrivania. Il
problema è che non so come interpretare il fatto che, da una parte
sul piano, al posto del computer, il mio socio ha posizionato una scorta
di rotoloni regina. Ma vabbè.
4 commenti:
Gli dissi: mi dispiace per te. Senza cacare in giro.
Poi, lo so che così non mi faccio voler bene dalle signore, hai notato la proverbiale sensibilità femminile quanto aiuta nella matematica?
Signore sto scherzando.
Activia!
Mia moglie scappò un giovedì, con il mio migliore amico.
Anche se io, fino a quel giovedì, mica lo sapevo che fosse lui il mio migliore amico.
@ Giovanni.
La matematica è femmina.
@ Mel
Troppo bifido
@ Hombre
Infatti, i veri amici si vedono nel momento del bisogno.
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