martedì 17 settembre 2013

Ma vabbè

Da quando mia moglie mi ha buttato fuori di casa, forte del fatto che la casa è intestata a lei – anche se l'ho pagata praticamente tutta io, col mio lavoro (è appunto per motivi miei di lavoro che essa risulta a suo nome, avevo fatto un finanziamento per avviare la mia attività imprenditoriale e non volevo arrischiarla con un'ipoteca) – non è che vivo male, anzi. Mi sono trovato un appartamento raffinato in centro, faccio le mie cose tranquillo, in piena libertà e, soprattutto, non mi sono mai abbandonato alla rabbia nei confronti di colei che, oltre a essere la madre dei miei figli, è stata anche l'unica donna che ho amato veramente e che, in fondo, in un certo qual modo, amo ancora, anche se la stronza s'è trovata subito un nuovo compagno che dorme nel letto dove dormivo io, si rilassa sul divano che ho comprato io e defeca nel cesso rialzato sul quale avevo conquistato la mia (perduta) regolarità intestinale.
Ma vabbè. A parte tutto ciò che, obiettivamente, mi rende uno scornato, non mi sento depresso, né tantomeno un risentito. Ecco, la rabbia non so cosa sia: mai ho pensato di prendere le armi contro 'sto cazzo di situazione e mettere fine ai fantasmi che, a qualcuno (ma non a me), potrebbero infettare la mente e scatenare la violenza. Io non ho tali fantasmi. Non ce la faccio a dire puttana a mia moglie, né ad aver voglia di spararle in bocca a lei a quel figlio di puttana. No. Come ho accennato, mi sono ricreato una mia vita, ho conquistato una libertà che prima non mi rendevo conto poteva essere così facilmente alla mia portata – e di tutto questo devo ringraziare lei (e forse lui, anche se la troia mi ha detto che non mi ha lasciato per quel bastardo, ma io ci credo poco).
Ma vabbè. Insomma, pur se non ho il coraggio di dire che sono felice, confesso che sto bene, e questo è tanto, è molto. Sto come un cinquantenne che non ha problemi economici o di salute (regolarità a parte), che ha il suo giro di amici e di conoscenze e che non vive il calo fisiologico del testosterone come un dramma. Anche perché, ogni tanto, qualche morning glory anticipa la sveglia, perlomeno dopo che ho sognato di attaccarmi al seno morbido della segretaria, la quale, da quando ha partorito, viene sempre al lavoro con la camicetta aperta, come se, oltre al figlio, dovesse allattare in fretta anche i suoi colleghi e me, soprattutto, che sono il suo principale.
Sono, infatti, da alcuni anni, titolare di una srl, che ci consente, a me e al mio socio, la possibilità di ricavare buoni utili. Per la precisione, il mio socio è lo stronzo bastardo che va a letto, nel mio letto, con l'ancora ufficialmente mia moglie (siamo da poco separati, ma non legalmente). Tuttavia, ripeto: io non ce l'ho con lui, né con lei, io non sono un arrabbiato, un risentito, uno che vuole fargliela pagare a tutti e due, no. Io voglio solo riconquistare la mia regolarità intestinale. È per questo che sono il primo ad arrivare in ufficio, tutte le mattine, per cagargli sopra la sua scrivania. Il problema è che non so come interpretare il fatto che, da una parte sul piano, al posto del computer, il mio socio ha posizionato una scorta di rotoloni regina. Ma vabbè.

4 commenti:

giovanni ha detto...

Gli dissi: mi dispiace per te. Senza cacare in giro.
Poi, lo so che così non mi faccio voler bene dalle signore, hai notato la proverbiale sensibilità femminile quanto aiuta nella matematica?
Signore sto scherzando.

melusina ha detto...

Activia!

Hombre ha detto...

Mia moglie scappò un giovedì, con il mio migliore amico.
Anche se io, fino a quel giovedì, mica lo sapevo che fosse lui il mio migliore amico.

Luca Massaro ha detto...

@ Giovanni.
La matematica è femmina.

@ Mel
Troppo bifido

@ Hombre
Infatti, i veri amici si vedono nel momento del bisogno.